"Porto Pescara, sempre più alto il rischio di esondazioni"

Intervista al docente di Ingegneria costiera che ha progettato il nuovo scalo «Situazione sempre più pericolosa, realizzerò un’altra vasca per i fanghi dragati»
PESCARA. «È sempre più alto il rischio di esondazioni nel porto canale di Pescara. Il pericolo cresce con il passare del tempo». Sono inquietanti le parole pronunciate da Pa olo De Girolamo docente associato di Ingegneria costiera dell’università dell’Aquila, uno dei massimi esperti di porti a livello nazionale. È lui che ha progettato, insieme ad altri due professori Rosario Pavia e Alberto Noli, il nuovo scalo marittimo del capoluogo adriatico che ha suscitato polemiche da parte di alcuni pescatori e del Wwf. In questa intervista, De Girolamo parla delle condizioni del porto, del dragaggio che dovrebbe partire ad ottobre e annuncia una soluzione tutta nuova per smaltire i fanghi recuperati dai fondali. «Ho avuto l’incarico di progettare una nuova vasca di colmata, in grado di contenere 300-400 mila metri cubi di sedimenti», dice.
Professore, un anno aveva parlato di situazione preoccupante per il porto. Ora, dopo tutto questo tempo trascorso senza effettuare alcun dragaggio, i fondali saranno ulteriormente peggiorati.
«I problemi più importanti per il porto di Pescara sono fondamentalmente due. Il primo è la scarsa sicurezza della navigazione. Con fondali così bassi il pericolo per le barche di rimanere incagliate è altissimo. Ma ancora più preoccupante è il rischio di esondazione del fiume. Non è facile quantificare questo rischio, ma le probabilità appaiono alte. Nel 2004, la Regione ha stilato un Piano stralcio di difesa dalle alluvioni e questo studio ha riguardato anche il fiume Pescara».
Cosa è cambiato da allora?
«I fondali attuali sono notevolmente più bassi rispetto ad allora. Già nel 2008, quando ho rifatto i calcoli idraulici, ho trovato un netto peggioramento. Alla darsena del porto ho misurato circa 4 metri e alla canaletta addirittura 2. Questo perché i dragaggi effettuati negli anni precedenti sono stati insufficienti. Più il tempo passa e più si tende a dragare di meno per effetto delle leggi sullo smaltimento dei fanghi sempre più restrittive».
Quanti metri cubi di sabbia bisognerebbe dragare per ridurre i l rischio esondazioni?
«L’intervento più urgente da fare è alla canaletta. Da lì bisognerebbe togliere almeno 80mila, massimo 100mila metri cubi di sabbia. Martedì prossimo la commissione incaricata, di cui faccio parte anche io, insieme ai componenti del ministero dell’Ambiente, del provveditorato alle Opere marittime e degli enti locali interessati, si riunirà a Roma proprio per studiare il modo di sbloccare il dragaggio».
Si è risolto il problema di dove smaltire i fanghi?
«L’idea portata avanti dalla Regione è quella di realizzare una nuova vasca di colmata, accanto a quella esistente e ancora piena di fanghi. È stato calcolato che costa di meno realizzarne una nuova, che svuotare quella esistente».
Dove verrà realizzata e quanto sarà capiente?
«Sarà realizzata accanto a quella esistente. C’è un terrapieno ad Est, prima della testata del porto turistico. Mi è stato dato incarico di progettare questa nuova vasca di colmata con una capienza di 300-400mila metri cubi. Ovviamente, nella vasca dovranno finire solo i fanghi inquinati individuati con una caratterizzazione del materiale dragato. La sabbia pulita servirà per il ripascimento. La spesa dovrebbe aggirarsi sui 5 milioni di euro, sicuramente più bassa rispetto ad altri tipi di smaltimento dei fanghi».
Quanto costerà dragare?
«La realizzazione della nuova vasca costerà circa 10 euro al metro cubo. Altri 7-8 euro serviranno per il dragaggio. Con 18 euro al metro cubo si potranno togliere dai fondali circa 500mila metri cubi di fanghi. La realizzazione della nuova vasca, inoltre, dovrebbe avere tempi brevi: sarà pronta entro 3 mesi. Ma, attenzione, questa del dragaggio è una soluzione provvisoria che andrà bene per 3-4 anni».
Qual è quella definitiva?
«La realizzazione di un nuovo scalo marittimo. Il progetto c’è, è quello contenuto nel piano regolatore portuale, che sta seguendo il suo iter. Sono state presentate delle osservazioni e ora si dovrà decidere se recepirle o meno. Credo che il progetto, che ho realizzato con Noli, sia buono».
C’è stata qualche polemica.
«Il Wwf ha presentato una proposta alternativa che, secondo me, non è accettabile. Può un giornalaio stilare un progetto di un porto? È come se si chiedesse al primo che passa di fare un intervento chirurgico a un paziente. Il mio progetto risolve i problemi dell’insabbiamento, ma ha qualche controindicazione: lo spostamento dei trabocchi e delle barche dei pescatori. È chiaro che a qualcuno questo non va bene. Ma non ci sono giustificazioni a bloccare il nostro progetto. Il costo di un nuovo porto non è poi così elevato: circa 70-80 milioni di euro».
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