Residenza universitaria via ai lavori dopo 6 anni

11 Gennaio 2013

PESCARA. Dopo anni di rinvii e polemiche, la residenza universitaria in via Benedetto Croce a Pescara sarà completata: il ministero dell’Università e della ricerca ha infatti concesso un...

PESCARA. Dopo anni di rinvii e polemiche, la residenza universitaria in via Benedetto Croce a Pescara sarà completata: il ministero dell’Università e della ricerca ha infatti concesso un finanziamento di circa un milione e 400 mila euro che sarà impiegato dall’Ater e dall’Adsu per ultimare la costruzione della struttura, i cui interventi di realizzazione si sono interrotti nel 2007 a causa di un contenzioso con la ditta che si era aggiudicata l’appalto. L’iter per la residenza era iniziato nel 1997, quando la Regione stanziò 2,2 miliardi di vecchie lire a favore dell’allora Iacp (oggi Ater) per la costruzione di un complesso da 65 posti letto a Pescara, individuando nell’Adsu l’ente gestore. I lavori partirono dopo alcuni anni, ma il cantiere si bloccò appunto per un contenzioso e da allora tutto è fermo. «Oggi», spiega l’amministratore unico dell’Ater Paolo Costanzi, «potremo finalmente ripartire. Oltre alle somme del Miur, infatti, l’Ater contribuirà con altri 500 mila euro, residui del vecchio appalto, per il completamento della residenza che potrebbe entrare in funzione già nel 2014». «L’Adsu», aggiunge il direttore Teresa Mazzarulli, «dal 2011 ha avviato un percorso virtuoso, insieme all’Ater, che ci ha consentito di partecipare congiuntamente al bando per il cofinanziamento statale di alloggi e residenze per gli studenti universitari. È la prima volta in Abruzzo e, a mio parere, rappresenta un esempio concreto degli obiettivi che si possono raggiungere quando gli enti pubblici si confrontano e lavorano insieme per centrare un risultato». Sulla stessa linea gli assessori regionali Paolo Gatti, Angelo Di Paolo e il presidente dell’Adsu, Costantino Zuccarini, secondo cui «il fare squadra ha permesso di ottenere un consistente finanziamento per realizzare uno degli interessi pubblici primari, che è quello del diritto allo studio universitario».

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