Avvocati e familiari delle vittime all'udienza preliminare di Pescara (foto di Giampiero Lattanzio)

PESCARA

Rigopiano, in 110 chiedono i danni

Si costituiscono parte civile familiari delle vittime e dei superstiti, Inail, Comune di Farindola, Codacons e Cittadinanzattiva. Presenti in 7 su 25 imputati. Udienza rinviata al 27 settembre. Il Comitato vittime: "La verità alla fine emergerà"

PESCARA. Aggiornata al prossimo 27 settembre, per dare il tempo alle difese di esaminare le circa 110 richieste di costituzione di parte civile, l'udienza preliminare sull'inchiesta principale relativa al disastro dell'Hotel Rigopiano di Farindola, travolto da una valanga il 18 gennaio 2017. Nella tragedia persero la vita in 29.

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Tra le richieste di costituzione di parte civile, oltre a quelle dei familiari delle vittime e dei superstiti, quelle presentate da Inail, Comune di Farindola, Codacons e Cittadinanzattiva. Il procuratore capo di Pescara, Massimiliano Serpi, interpellato dal gup Gianluca Sarandrea sull' ammissibilità delle richieste, ha spiegato di ritenerle legittime.

In aula una cinquantina di familiari delle vittime, che hanno indossato magliette bianche con le immagini dei loro cari. Presenti solo 7 dei 25 imputati, tra i quali il sindaco di Farindola, Ilario Lacchetta, gli ex sindaci Massimiliano Giancaterino e Antonio De Vico, il dirigente regionale Pierluigi Caputi. Assenti gli imputati più in vista, l'ex prefetto di Pescara Francesco Provolo e l'ex presidente della Provincia di Pescara Antonio Di Marco.

Al centro dell'inchiesta, condotta dal procuratore capo Massimiliano Serpi e del sostituto Andrea Papalia, la mancata realizzazione della carta valanghe, le presunte inadempienze relative a manutenzione e sgombero delle strade di accesso all'hotel e la tardiva attivazione del centro di coordinamento dei soccorsi.

I reati ipotizzati dalla Procura vanno, a vario titolo, dal crollo di costruzioni o altri disastri colposi, all'omicidio e lesioni colpose, all'abuso d'ufficio e al falso ideologico. Le indagini sono state condotte dai carabinieri forestali di Pescara.

«Prima! - ha gridato il superstite Giampaolo Matrone, dallo spazio riservato al pubblico, mentre giudice e avvocati cercavano un'intesa sulla data e a causa dell'indisponibilità di alcuni legali l'udienza sembrava destinata a slittare a ottobre - Attendiamo da due anni e mezzo». Il giudice ha richiamato Matrone con fermezza, ma senza eccessiva durezza, spiegandogli che si stava facendo il possibile per fissare una data ravvicinata.

Soddisfatto l'avvocato Romolo Reboa, che assiste i familiari di quattro vittime della tragedia. «Il giudice mi è sembrato davvero capace di gestire un'udienza tecnicamente molto difficile - ha affermato il legale - Finora ha mostrato di avere polso e fermezza, ma anche comprensione e umanità, tutte qualità necessarie in casi come questo».

IL COMITATO VITTIME. «Dobbiamo per forza essere ottimisti, altrimenti non riusciamo ad andare avanti. Siamo fiduciosi che emergerà la verità e solo con quella ci sarà giustizia». Lo afferma Gianluca Tanda, presidente del Comitato vittime di Rigopiano, questa mattina in tribunale a Pescara, al termine della prima udienza preliminare sul disastro del resort di Farindola. Quanto ai timori circa il dilatarsi dei tempi processuali, Tanda aggiunge: «Siamo arrivati qui con molta calma, abbiamo lottato per due anni e mezzo, combattuto e commemorato. Abbiamo cercato la verità a tutti costi - conclude il presidente del Comitato - finora non è emersa tutta, ma emergerà».