Rigopiano, macerie e pianoforte: ecco l’hotel distrutto

Per la prima volta all’interno del luogo stravolto dalla valanga grazie al sopralluogo dell'avvocato e del consulente della famiglia di Claudio Baldini e della moglie Sara Angelozzi, due delle 29 vittime della valanga del 18 gennaio scorso

PESCARA. Un pianoforte a coda che emerge tra le macerie dei pilastri spezzati; un cartello con il disegno del «piano di evacuazione» dell’albergo ormai raso al suolo; una macchina capovolta e ferma nel parcheggio da quasi tre mesi; una statua spaccata tra gli alberi di faggio spazzati via come fuscelli. Sono le immagini dell’Hotel Rigopiano di Farindola demolito dalla valanga del 18 gennaio scorso.

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Immagini inedite. Quattro piani di macerie, schiacciati uno sull’altro, in cui non hanno trovato scampo 29 persone tra clienti e dipendenti. È lo scenario di un’apocalisse quello ripreso dalle telecamere di Rete 8 per il programma Incronaca andato in onda alle 21,30 di ieri e in replica domani alle 22,30. A scattare le foto è stato il giornalista Luca Pompei mentre le riprese sono dell’operatore Luca Corneli. È la prima volta che la stampa arriva davanti alle macerie del resort spazzato via da una slavina dalla forza di 4 mila camion carichi di neve. Il sito è ancora sotto sequestro e sorvegliato 24 ore su 24 dalle forze dell’ordine. L’inchiesta, in mano al procuratore capo Cristina Tedeschini e al pm Andrea Papalia, è aperta per disastro colposo e omicidio colposo plurimo: non ci sono ancora indagati, ma la svolta è vicina. Un’indagine monumentale con un centinaio di testimoni già ascoltati da tre forze dell’ordine, carabinieri forestali, carabinieri del nucleo investigativo e squadra mobile. E, adesso, anche i parenti delle vittime saranno chiamati a testimoniare per ricostruire le ore precedenti alla valanga e la paura che si era impossessata di tutti a causa di quel muro di neve e della strada di accesso bloccata. Una strada, la provinciale tra Farindola e Rigopiano, abbandonata per oltre 24 ore e diventata impraticabile a causa di oltre due metri di neve.

Consulenti tra le macerie. L’occasione per documentare lo stato dell’albergo ormai senza neve è stato un sopralluogo dell’avvocato Wania Della Vigna, difensore della famiglia di una delle vittime, Sara Angelozzi, 40enne di Atri morta insieme al marito Claudio Baldini, e del consulente di parte Francesco Stoppa. Un sopralluogo per verificare, o eventualmente escludere, il nesso di causalità tra le scosse di terremoto della mattina e la valanga che si è abbattuta su Rigopiano quel maledetto 18 gennaio intorno alle 16,48. Con questo obiettivo, l’avvocato Della Vigna è andata sul luogo della tragedia insieme a Stoppa, docente del dipartimento di Scienze psicologiche, della salute del territorio dell’università d’Annunzio di Chieti, vulcanologo e già componente della commissione Grandi rischi. Un esperto che con l’avvocato Della Vigna ha già collaborato come consulente di fiducia in vari processi sul sisma dell’Aquila. Insieme ai suoi collaboratori e ausiliari geologi, oltre al nesso terremoto-valanga, Stoppa ha verificato il percorso della slavina. Con due domande di fondo: si sarebbe potuto valutare il rischio valanga in quel momento particolare? E chi avrebbe potuto e dovuto farlo?.

«Valanga prevedibile». «Per ora», anticipa Della Vigna che, a Rigopiano, ha portato anche Silvia Angelozzi, sorella di Sara, «il professore si è sentito già di escludere l’eccezionalità della valanga che, in un territorio come il nostro, non è un evento eccezionale. Questo chiaramente influirà molto sulla nostra perizia che offriremo nell’ambito delle indagini difensive, in piena collaborazione con la procura e l’attività giudiziaria».

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Messaggi Whatsapp. Intanto, da quanto ricostruito dai messaggi whatsapp inviati dall’hotel dopo le scosse di terremoto precedenti alla valanga, anche Sara Angelozzi e il marito avevano inviato a familiari e amici messaggino in cui si dicevano molto preoccupati perché erano rinchiusi nell’albergo e da lì non sarebbero potuti andare via. Titolare di un centro benessere ad Atri, “La Ninfea”, Sara Angelozzi era arrivata con il marito Claudio a Rigopiano domenica 15 per usufruire di un soggiorno regalo ricevuto da una coppia di amici a cui avevano fatto da testimoni di nozze. Il soggiorno regalo era fino al martedì 17 ma, come riferisce l’avvocato, «Sara e Claudio hanno poi accettato la proposta dell’albergo di prolungare di un giorno a un prezzo vantaggioso. Una proposta commerciale che loro, che erano stati lì già altre volte, hanno accettato anche perché il martedì la situazione non era ancora così drammatica. Anche se», aggiunge il legale, «il meteo prevedeva comunque, con grande precisione, quello che poi purtroppo si è verificato».

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