Rom, sequestro da 3,2 milioni di euro sigilli a ville e conti

Blitz a Pescara e Montesilvano contro Spinelli e Di Rocco Dal 2007 sequestrati ai clan pescaresi beni per 26 milioni

PESCARA. Una se l’è presa con i carabinieri: «Voi prendete la percentuale su queste cose che ci sequestrate». L’altro ha detto che la casa non è sua, che lui non ha niente. Peccato che sul pavimento della villa i finanzieri abbiano trovato un sobrio mosaico celebrativo con scritto proprio il suo nome. Sono scattati ieri mattina all’alba i sequestri a due famiglie rom di Pescara e Montesilvano, quella capeggiata da Armando Spinelli e quella di Arcangelo Di Rocco.

il blitz. Gli uomini della Questura, della Finanza e della compagnia di Montesilvano hanno messo i sigilli a quattro immobili, 14 conti correnti, due auto e uno scooterone. Lo hanno fatto grazie a una delle leggi antimafia, che permette di confiscare i patrimoni accumulati in modo illecito. Una legge che nel Pescarese dal 2007 ad oggi ha già permesso di sottrarre alle famiglie rom beni per 26 milioni di euro e di applicare 93 misure di sorveglianza speciale.

I beni. Alla famiglia capeggiata da Armando Spinelli polizia, finanza e carabinieri hanno sequestrato una casa in via Venna del valore catastale di 900 mila euro, una in via Aterno da 300 mila euro e una in via Vella da 450 mila euro. Proprio in questa casa i militari hanno trovato un mosaico con il nome del capofamiglia. Un elemento che, ha spiegato il colonnello Roberto Di Mascio della Finanza, sarà molto utile quando si dovrà dimostrare che l’immobile, fittiziamente intestato ai parenti di Spinelli come anche le altre case, in realtà è di sua proprietà, come sostengono le forze dell’ordine. Alla famiglia sono stati sequestrati anche 152 mila euro distribuiti su 12 conti, una Golf, una Smart e un T Max.

A Montesilvano, invece, dopo un’indagine iniziata dai carabinieri del capitano Enzo Marinelli sono finite sotto sequestro una casa in via Mosa e due conti correnti con 50 mila euro ciascuno che secondo gli investigatori sono riconducibili a Arcangelo Di Rocco, il cui figlio è stato tra l’altro accoltellato due mesi fa.

Le contromisure. Dopo anni di sequestri subiti, però, i rom sembrano intenzionati a complicare il lavoro delle forze dell’ordine. «Le famiglie hanno iniziato a mettere in campo qualche contromisura per rendere più difficile il nostro lavoro», ha spiegato Di Mascio, «ad esempio fanno passare di mano gli immobili più volte e spesso li intestano a incensurati. Anche il fenomeno dei prestanome nell’ultimo anno è aumentato». «Per evitare di perdere i loro patrimoni», ha aggiunto Marinelli, «ultimamente i rom tengono un profilo più basso o vanno a delinquere fuori provincia».

«Fino a qualche tempo fa non si era capita la portata di questi provvedimenti. I rom erano abituati a restare nelle loro case, ora invece hanno capito che li sfrattiamo davvero. Anche perché i primi sequestri che abbiamo effettuato sono arrivati a confisca definitiva», ha spiegato Egidio Labbro Francia della questura. Proprio nei giorni scorsi, ad esempio, il sequestro di una casa effettuato nel 2008 in via Marche, a Montesilvano, è diventato definitivo. Entro qualche mese il Demanio stabilirà come usare l’immobile, che deve essere sfruttato a fini sociali.

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