scatta l'ordinanza

Salmonella nelle vongole a Pescara, il Comune: stop alla pesca

Le analisi indicano il superamento dei limiti, il sindaco vieta la raccolta a Pescara sud e impone la depurazione del prodotto

PESCARA. In un tratto di costa pescarese è vietato raccogliere vongole e, nel caso in cui ciò avvenga, prima di essere vendute vanno depurate in apposito impianto. Lo prevede una ordinanza del sindaco Marco Alessandrini, la numero 600, di giovedì, che prende spunto dagli ultimi accertamenti eseguiti sulle vongole raccolte davanti alla città. La proposta di adottare l'ordinanza è arrivata dal Servizio igiene degli allevamenti e delle produzioni animali della Asl, a seguito delle analisi effettuate dall'Istituto Zooprofilattico sperimentale sul campione prelevato dalla Asl il 3 novembre nello specchio di mare antistante Pescara, nell'ambito del piano di monitoraggio dei molluschi marini.

Il risultato di quelle analisi, si legge proprio nell'ordinanza, è «non conforme» per la presenza di salmonella e Escherichia Coli, il cui valore è superiore ai limiti di legge. Ecco perché il provvedimento del sindaco, «contingibile e urgente», «a tutela della salute pubblica», come si legge sempre sull’ordinanza che declassifica temporaneamente le vongole provenienti dall’area sud della città e ne vieta la raccolta, o - in alternativa - dispone l'invio delle vongole raccolte a un Centro depurazione molluschi.

Il provvedimento è stato notificato al Cogevo, Consorzio di Gestione Vongole, oltre che a carabinieri, guardia di finanza, capitaneria di porto, Asl e Regione. A spiegare come sono andate le cose è Claudio Lattanzio, del Cogevo. «Siamo stati noi», dice, «a mettere in atto con la Asl di Pescara un piano di monitoraggio e sorveglianza, che prevede prelievi a sud di Fosso Valleunga, a 500 metri a sud del porto di Pescara e sul traverso del fiume Saline, per monitorare la qualità del prodotto. Le analisi vanno avanti da sei mesi e tutti i prelievi precedenti a novembre sono risultati negativi, cioè non sono emersi fattori di inquinamento, mentre dai prelievi dei primi del mese risulta una carica che sfora di poco i limiti di legge. È stata quindi emessa prudenzialmente una ordinanza che riguarda l'area compresa tra la zona a sud del porto e Fosso Vallelunga. Se le vongole vengono pescate in quella zona non possono essere messe in commercio direttamente ma devono passare per un centro di depurazione molluschi, per abbassare la carica batterica. È un passaggio», aggiunge, «per offrire la massima sicurezza al consumatore finale. E comunque è solo un passaggio temporaneo nel senso che questa restrizione cadrà quando scenderà la carica batterica, man mano che continuerà il monitoraggio. Al momento le vongole riconducibili a quell'area sono state declassificate, passando da Zona A a Zona B, che è quella per cui si richiede la depurazione, prima del consumo».

Lattanzio sottolinea che «queste vongole si possono consumare. Chi mangia il prodotto è tutelato perché quelle vongole, se pescate, finiscono in un impianto di depurazione e quando arrivano sul banco sono salubri. Inoltre, per ogni chilo di vongole messo in commercio, è possibile, attraverso il sistema della tracciabilità, risalire alla barca e a tutte le altre informazioni. Chi acquista da noi sa che si tratta di vongole della Zona B, quindi sottoposte a depurazione. E poi i controlli che subiamo sono continui, metodici, da parte della Capitaneria di porto, il che ci fa stare anche più tranquilli. Se dichiariamo il falso rischiamo una sanzione di 4.000 euro e una denuncia penale».

Le imbarcazioni interessate in città sono 12 (il numero sale a 83 se si considera tutto il compartimento). «In queste condizioni», conclude Lattanzio, «per noi è inutile pescare in quella zona se poi dobbiamo sostenere i costi della depurazione».

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