Scontri, scarcerati quattro ultrà

Domiciliari per un quinto tifoso. Oggi l'udienza per gli altri arrestati

PESCARA. Sono stati scarcerati quattro dei nove ultrà pescaresi arrestati domenica scorsa nelle Marche con l'accusa di aver assaltato un pulmino di tifosi leccesi sull'A14. Due di loro, i gemelli Pizzica, si sono presentati in aula con una maglia con la scritta «Ultrà liberi». I nove tifosi accusati dell'assalto ai leccesi sono Marco Di Cesare, 29 anni di Montesilvano, Luigi Di Silverio, 27 anni di Pescara, i gemelli Luca e Marco Pizzica, 20 anni, di Ripa Teatina in provincia di Chieti, Blasco Ferri, 32 anni di Francavilla al Mare, i gemelli Domenico e Antonio Rigante, 22 anni di Pescara, Andrea Angelozzi, 22 anni di Atri in provincia di Teramo e Francesco Iecco, 19 anni di Francavilla.  Per tutti le accuse sono rapina, lesioni e danneggiamenti. I tifosi domenica al rientro dalla trasferta di Reggio Emilia avrebbero assaltato con spranghe, cinghie, bastoni e perfino un estintore un pulmino di tifosi del Lecce che rientrando da Vicenza si erano fermati nell'area di servizio Metauro Ovest a Mondolfo, in provincia di Pesaro e Urbino. I pescaresi, scappati su un furgone, erano stati rintracciati e arrestati poco dopo. Nel bagagliaio del mezzo la polizia aveva ritrovato soldi, occhiali, sciarpe e altri oggetti rubati ai leccesi e bastoni e cinghie usati per l'assalto.  Per i primi cinque, Di Cesare, Di Silverio, i Pizzica e Ferri, si è svolta ieri davanti al gip del tribunale di Pesaro Raffaele Cormio l'udienza di convalida dell'arresto. Tutti i provvedimenti sono stati convalidati, ma il giudice ha adottato misure diverse nei confronti degli accusati.  Per Blasco Ferri, difeso dall'avvocato Vincenzo Di Girolamo, il gip ha disposto gli arresti domiciliari.  Ferri, ha spiegato il suo avvocato, non ha escluso le sue responsabilità e ha parlato di un battibecco degenerato in un'azione violenta. La sua difesa sta valutando se presentare ricorso contro il provvedimento.  Gli altri quattro sono stati invece scarcerati: per loro il gip ha però disposto l'obbligo di firma. Secondo l'avvocato Federica Panigali che difende Di Silverio e i gemelli Pizzica, questi ultimi in aula con una maglietta con la scritta Ultra liberi, nel corso dell'udienza i tre «hanno aiutato il giudice a ricostruire avvenimenti e fatti e hanno ammesso la loro presenza nell'autogrill».  Marco Di Cesare avrebbe invece fornito una differente versione dei fatti. «Il mio assistito», ha spiegato l'avvocato Marco Di Giulio, «era alla guida del furgone su cui si trovava il gruppetto di pescaresi. Al giudice ha raccontato che quando loro sono arrivati c'era già una lite in corso tra pescaresi e leccesi, cui si sarebbero uniti anche loro. Il mio assistito ha detto di aver rincorso un ragazzo ma di non averlo raggiunto e che poi tutti hanno urlato di scappare e sono fuggiti via. Quanto alle sciarpe e agli oggetti trovati nel furgone, ha detto che qualcuno li avrà presi ma ha escluso di essere stato lui. Ma ha detto di non sapere nulla del furto di soldi e occhiali».

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