La scuola crollata a San Giuliano di Puglia

Scuole insicure: «Sindaci, lasciarle aperte è un atto irresponsabile»

L’accusa di Morelli, presidente del Comitato vittime di San Giuliano di Puglia : «Ho perso mia figlia. Ai genitori dico: chiedete i certificati sugli edifici a rischio»

PESCARA. Morena oggi avrebbe 21 anni se, il 31 ottobre del 2002, non fosse entrata nella scuola della morte. «Da quel giorno parlare di scuole sicure è la mia missione. L’ho promesso davanti alla bara bianca di mia figlia. Farò di tutto perché questo paese cambi davvero. Mi scusi se adesso mi viene da piangere».
Antonio Morelli è il presidente del Comitato vittime di San Giuliano di Puglia. Ha 61 anni. La sua Morena ne aveva sei quando le macerie l’hanno sepolta per sempre. «Spero che non succeda più. Nessuno può fare tornare indietro le lancette del tempo».

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Signor Morelli, l'11 settembre in Abruzzo riaprono anche le scuole che hanno indici di vulnerabilità a rischio. Sono 360. Che cosa si sente di dire ai sindaci e ai presidenti delle Province che non le hanno chiuse?
«La prima cosa che mi viene da dire è che sono degli irresponsabili. Non hanno capito che il rischio c'è e che bisogna fare di tutto per eliminarlo. Per me esiste una sola priorità: tutelare la salute di chi frequenta le scuole: i ragazzi, il personale tecnico e i docenti. Ancora oggi, dopo tutto quello che è successo in Molise e all'Aquila, ci sono parti delle istituzioni che fanno finta di non capire e di non sentire. In questo Paese ci sono molte cose che non vanno».
Che cosa farebbe se si trovasse in Abruzzo lunedì prossimo?
«Innanzitutto mi informerei come genitore, dopo la tragica esperienza di San Giuliano e quella che ha colpito la casa dello studente all’Aquila. Chiederei ai vari sindaci tutte le certificazioni e se quella scuola dove mando mio figlio o mia figlia ha tutte le carte in regola. Se risultasse che la scuola non ha i requisiti, terrei i miei figli a casa. Se fossi in Abruzzo farei una battaglia per la sicurezza dei ragazzi. E direi ai genitori: attenzione perché quando succede una disgrazia nessuno può portare le lancette degli orologi indietro. E’ qualcosa di doloroso, credetemi, molto doloroso. Bisogna prevenire perché ciò che è accaduto a San Giuliano e all'Aquila non si ripeta più. Se no è solo una questione di tempo».

In questi anni di dolore lei si è documentato molto. Sa che cosa sono gli indici di vulnerabilità. Più sono bassi, più la scuola è insicura. Secondo le associazioni dei genitori abruzzesi le scuole che hanno un indice inferiore allo 0,3 devono essere chiuse. In altre zone indicano indici più bassi. Qual è il limite al di sotto del quale non si deve tenere aperta una scuola?
«Non sono un tecnico, quindi non voglio rubare il lavoro a nessuno perché posso sbagliare, perciò ci vado con i piedi di piombo. Ma se un tecnico fa delle verifiche, dei controlli seri, e scrive che un edificio non è a norma perché non rispetta i parametri di sicurezza, quella scuola va subito chiusa, messa in sicurezza e poi riaperta. Oggi ci sono i moduli abitativi che creano un po' di disagio ma danno ai genitori la certezza di poter riabbracciare i propri figli dopo una giornata di scuola. Per me questo è tanto. E’ tutto. Lo ripeto ancora una volta ai sindaci: fate attenzione prima che la tragedia avvenga. Lo dico perché se si verifica un cattivo evento, una tragedia come quella che è capitata a me, poi c'è solo uno scaricabarile. Nessuno si sente responsabile. Nessuno sa nulla, come succede spesso in Italia. Ma questo non è giusto e non è corretto da parte di istituzioni che dovrebbero essere le prime a tutelare il futuro di questo paese e dei nostri figli».

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In un’intervista al Centro, il governatore d’Abruzzo, Luciano D'Alfonso, ha detto che non è il caso di chiudere subito le scuole insicure, ma di impegnarsi a reperire i fondi per adeguarle. Oggi (ieri, ndr) il dimissionario capo della Protezione civile, Vasco Errani, in visita a Campotosto, ha annunciato agli abruzzesi che tutte le scuole saranno adeguate. Parliamo di 1.287 edifici. Secondo la sua esperienza, segnata dalla tragedia, che cosa si è fatto di concreto?
«Cito le parole che disse l'ex presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, durante il funerale dei bambini di San Giuliano: “Non siamo stati capaci di proteggere i nostri figli”. All'epoca tutti dissero: mai più un'altra San Giuliano. Ma io non credo più alle promesse. Che cosa è stato fatto dal 2002 ad oggi? Nulla, solo dei piccoli passi. No, delle promesse della politica non mi fido più, perché il dato di fatto, quello oggettivo, è che ancora oggi gran parte delle scuole non è a norma. In Abruzzo e nel resto d’Italia. Ci vorrebbe un piano che veramente faccia qualcosa per proteggere la vita dei nostri figli. Invece ho sentito per anni e sento solo chiacchiere. Metteremo in sicurezza le scuole, dicono i politici. Mettiamo a norma gli edifici, ripetono dal 2002. I fondi c’erano e ci sono. Basta vedere quanti miliardi hanno distribuito alle banche, alla progettazione del ponte sullo stretto o alla Tav. Ma non è una questione di fondi. E’ solo volontà politica che non esiste».
Signor Morelli lei ha pagato un prezzo altissimo. Se avesse la possibilità di tornare indietro nel tempo che cosa farebbe?
«Sarei innanzitutto un cittadino attivo. Un cittadino che chiede informazioni alle istituzioni perché spesso noi genitori siamo distratti dalla quotidianità e lasciamo ad altri il compito che spetta solo a noi. Se tornassi indietro cercherei di capire dove mando mia figlia a studiare e a crescere. Vorrei capirlo perché quando poi ti manca il bene più prezioso di questo mondo non hai più nulla. Non hai più stimoli nella vita. Non hai più progetti e vivi solo alla giornata. Se tornassi indietro farei di tutto perché mia figlia frequentasse una scuola sicura. Ora a San Giuliano ce l'abbiamo. Ma il prezzo che abbiamo pagato non è da paese civile».
Lei ha stretto un patto con i genitori abruzzesi. Il 25 agosto ha partecipato, a Teramo, alla manifestazione organizzata dall’Assai, l’associazione scuole sicure Abruzzo Italia. E il 16 settembre tornerà in Abruzzo per darà il suo contributo di dolore ed esperienza al convegno che l’associazione dei genitori ha organizzato per spiegare la mappa delle scuole insicure in Abruzzo. Perché lo fa?
«Parlare di sicurezza degli edifici scolastici è la mia missione. E’ qualcosa che noi genitori di San Giuliano abbiamo promesso ai nostri figli. Faremo di tutto, veramente di tutto, perché in questo paese non si piangano più altre vittime. Quel giorno, a Teramo, mi aspettavo una maggiore partecipazione da parte dei genitori. Capisco gli impegni quotidiani, i tanti contrattempi e le distrazioni. Ma voglio ribadire un concetto: è meglio sopportare i piccoli disagi e riabbracciare i propri figli. Perché i figli sono un tesoro che spesso sottovalutiamo. I figli sono tutto. E quindi dico ai genitori abruzzesi impegnatevi per questa battaglia di civiltà. Fatelo come lo facciamo noi, pensando sempre di riabbracciare i vostri figli».
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