Spiagge libere senza sicurezza I sindaci: le risorse non ci bastano 

L’AQUILA. «Senza fondi la stagione balneare è a rischio». I sindaci dei Comuni costieri abruzzesi lanciano un appello alla Regione. E chiedono più risorse per la sicurezza e il controllo delle...

L’AQUILA. «Senza fondi la stagione balneare è a rischio». I sindaci dei Comuni costieri abruzzesi lanciano un appello alla Regione. E chiedono più risorse per la sicurezza e il controllo delle spiagge libere, la cui gestione a causa dell’emergenza coronavirus sarà affidata, quest’estate, alle amministrazioni locali. Richiesta appoggiata anche dal presidente dell’Anci Abruzzo, Gianguido D’Alberto (sindaco di Teramo), che sollecita lo stanziamento di ulteriori risorse «per la fruizione delle spiagge libere di grandi dimensioni, con vari chilometri di costa, situate fuori dal tessuto urbanizzato».
MANCANO I FONDI. I sindaci della Costa dei Trabocchi si dicono preoccupati. In Abruzzo ci sono tratti lunghissimi di spiagge libere, come il Foro di Ortona, con la spiaggia libera che parte da Francavilla e arriva a Ortona, le dune di Vasto, la spiaggia su cui affaccia la Torre del Cerrano. Per controllare questi tratti di litorale, compito affidato ai Comuni, il dispendio di somme sarà notevole. E molte rischiano di non aprire ai vacanzieri, proprio per mancanza di risorse. «È davvero complicato coniugare sicurezza, sorveglianza e controllo con le aspettative che i cittadini nutrono per poter frequentare gratuitamente le aree libere da Martinsicuro a San Salvo», affermano Enrico Di Giuseppantonio, sindaco di Fossacesia, Leo Castiglione, sindaco di Ortona, Nino Di Fonso, di Torino di Sangro, Gianni Di Rito, di Rocca San Giovanni, ed Emiliano Bozzelli, di San Vito Chietino, «stiamo parlando di 100 chilometri di spiagge sui 145 totali dell’intero tratto abruzzese. Sarà ancor più complicato sulla Costa dei Trabocchi, con le sue eccellenze ambientali, riserve marine e anche con le sue tante discese a mare, che permettono ai fruitori di raggiungere grandi e piccole spiagge libere la cui sorveglianza diventerà ancor più complicata. Senza contributi», incalzano i sindaci, «saremo costretti, per garantire l’utilizzo delle spiagge libere, alla sola affissione nei punti di accesso di cartelli contenenti le indicazioni sui comportamenti da tenere. La Regione ha stanziato, per le concessioni demaniali 1 milione e mezzo di euro: fondi assolutamente insufficienti».
I TIMORI DELL’ANCI. Anche l’Anci si fa sentire. «Come riconosciuto dalle stesse linee guida emanate dalla Regione», spiega D’Alberto, «la gestione delle spiagge libere di grandi dimensioni, più di 2.500 chilometri quadrati totali, necessita della concentrazione di ingenti sforzi da parte dei comuni sotto il profilo economico per la prestazione di servizi essenziali come pulizia e salvataggio, che, a causa dell’emergenza in corso, subiranno un notevole incremento. I Comuni sono, oggi, l’anello più esposto del sistema istituzionale», evidenzia D’Alberto, «la fase è molto difficile perché l’intero tessuto economico è colpito, le imposte su Tosap, Tari e Imu avranno una contrazione importante e i nostri bilanci sono già in sofferenza. I Comuni non possono andare in deficit. Il dissesto sarebbe pagato dai nostri concittadini. Per alzare al massimo i livelli di sicurezza nella gestione delle spiagge libere, per assicurare livelli di controllo adeguati delle prescrizioni, abbiamo bisogno di risorse umane e finanziarie. Il Demanio marittimo è una delega esercitata per volontà della Regione Abruzzo dai Comuni», conclude, «la richiesta di uno sforzo finanziario della Regione per dare una mano nella attuazione di queste misure è motivata dalla comune volontà di avere un’offerta turistica completa, nei luoghi più suggestivi delle nostre coste, fiore all’occhiello della nostra Regione».
©RIPRODUZIONE RISERVATA