Svuotò i conti di due clienti Ex dipendente delle Poste condannata a 4 anni e 2 mesi

A Popoli tra il 2014 e il 2018 l’impiegata avrebbe sottratto 84mila euro di risparmi: offrendosi di fargli recapitare le pensioni, tratteneva dei soldi per sé ogni mese
PESCARA. Arriva la condanna a 4 anni e due mesi di reclusione per una ex dipendente delle Poste di Popoli, L.S., finita sotto processo per peculato. Nel giro di 4 anni (dal 2014 al 2018) avrebbe alleggerito i conti intestati ad una coppia di anziani del paese di circa 84mila euro con uno stratagemma che funzionò fino a quando uno dei due pensionati, l’uomo, morì e la vedova decise di andare alle Poste per rendersi conto di quanto fosse l’ammontare dei risparmi che la coppia aveva accumulato nel tempo. Ed è a quel punto che venne fuori la triste scoperta: scattò una denuncia e poi fu aperta un’inchiesta finita davanti ai giudici del collegio che ieri hanno condannato l’imputata che nel frattempo era stata licenziata da Poste. Ma l’aspetto più rilevante del processo sta forse nel fatto che anche le Poste sono state condannate a risarcire la donna (nel frattempo è deceduta e quindi gli eredi), mettendo in risalto, ma questo si potrà capire meglio quando verranno depositate le motivazioni della condanna, il ruolo nella questa vicenda. L’avvocato Sergio Della Rocca, che si era costituito parte civile per conto della coppia di anziani chiedendo un risarcimento danni di 100mila euro, aveva chiamato in causa Poste come responsabile civile, e Poste a sua volta si era costituita parte civile contro la sua ex dipendente, sostenendo che l’accaduto non era attribuibile a Poste Italiane che non aveva avuto nessuna responsabilità «in quanto l’evento lamentato dalle parti offese», come scrisse il legale di Poste nella memoria difensiva, «è costituito da comportamenti illeciti posti in essere dalla dipendente in totale autonomia». Ma evidentemente questa linea non è stata condivisa dai giudici del collegio che hanno condannato l’imputata e il responsabile civile (appunto Poste Italiane) al pagamento di una provvisionale di 65mila euro oltre interessi e rivalutazioni per il danno patrimoniale e 10mila euro per il danno morale (il risarcimento del danno verrà poi quantificato in sede civile a carico sempre dell’imputata e delle Poste). E sul come la dipendente-imputata (difesa dall’avvocato Antonello Salce) sia riuscita ad appropriarsi degli 84mila euro lo spiegò l’inchiesta condotta dal pm Anna Benigni (titolare del fascicolo). Tutto avvenne grazie alla conoscenza e alla fiducia che le parti offese riponevano nella dipendente e alla disponibilità che quest’ultima aveva mostrato, essendo a conoscenza delle problematiche legate all’età dei due correntisti, offrendosi di agevolarli. E come accade spesso nei piccoli centri dove tutti si conoscono, l’impiegata si disse disponibile a prelevare ogni mese i ratei della pensione dai loro conti e provvedere a farli recapitare agli stessi che erano contenti di non dover fare le interminabili file alle Poste in quei giorni in cui si pagano le pensioni. Solo che, ogni mese, l’imputata non si limitava a prelevare la pensione del mese in corso, ma prendeva di più e la differenza l’intascava lei. L’indagine accertò che l’imputata, nel giro di quattro anni, avrebbe effettuato oltre cento prelievi in questo modo.
La questione, come detto, venne fuori alla morte di uno dei due correntisti, quando la vedova si recò alle Poste per verificare il suo saldo e quello del marito deceduto (avevano due conti correnti separati).
©RIPRODUZIONE RISERVATA