Trifuoggi: la Sanità gestita come un clan

I magistrati pescaresi ascoltati per un'ora dalla commissione d'inchiesta del Senato

PESCARA. «I fatti, ho riferito i fatti che stanno emergendo dal processo Del Turco. Gli atti, ho ricordato ai senatori gli atti come la richiesta di misura cautelare del 2008: Del Turco e gli altri agivano come la criminalità organizzata, come la camorra che offre protezioni».

«Fatti e atti»: è il refrain che il procuratore capo Nicola Trifuoggi ha ripetuto ai senatori di vari schieramenti che, ieri pomeriggio, l'hanno convocato a Roma insieme ai pm Giampiero Di Florio e Giuseppe Bellelli per raccontare quello che è accaduto nella sanità abruzzese fino al 2008: gli anni in cui i magistrati hanno portato a galla la malasanità, l'inchiesta che ha inghiottito la giunta dell'ex presidente Ottaviano Del Turco. Cartolarizzazioni e sistema di controlli nella sanità privata: sono stati questi i temi affrontati dalla commissione di inchiesta del senato sull'efficacia e l'efficienza del servizio sanitario nazionale presieduta dal senatore Pd Ignazio Marino che, in un lavoro più ampio, esteso alla corruzione nella sanità in varie regioni italiane, ha chiesto ai magistrati pescaresi di riferire sul caso Abruzzo.

MARINO: IL TUMORE. L'audizione è iniziata con una premessa del senatore Marino che, poi, ha lasciato la parola ai magistrati che hanno raccontato perché quel 14 luglio 2008 l'ex presidente Del Turco venne arrestato insieme ad alcuni suoi assessori e dirigenti. Quando quella pagina è arrivata nella stanza della commissione, il presidente Marino l'ha commentata quasi sgomento: «Dalle parole dei magistrati, è emerso un quadro davvero devastante», ha detto il senatore che ha anche ascoltato il procuratore capo di Bari, Antonio Laudati. Un lavoro ad ampio raggio in cui l'Abruzzo si inserisce, come ha aggiunto Marino: «Come chi ha avuto un tumore rispetto a un infarto». I membri della commissione, tra cui anche il vicepresidente Alfonso Mascitelli, abruzzese e senatore Idv, hanno rivolto un paio di domande ai magistrati, non specifiche sugli aspetti del processo le cui udienze sono iniziate a maggio, mese in cui l'accusa ha iniziato a chiamare al banco dei testimoni alcuni figure molto vicine a Vincenzo Angelini, il grande accusatore - anche imputato nel processo - dalle cui confessioni è scoppiata la bufera: l'autista dell'imprenditore della sanità, le sue segretarie e anche la moglie. Deposizioni rese da chi avrebbe assistito alla preparazione delle tangenti, ai soldi messi nelle buste, poi fotografati e consegnati da Angelini, come è sicura la procura, a Del Turco.

TRIFUOGGI: CRIMINALITA'. «Abbiamo riferito quello che sta emergendo dal processo», dice il procuratore Trifuoggi che circa un anno fa ha inviato gli atti alla commissione e che, ieri, li ha aggiornati con le motivazioni della sentenza di condanna di Pietro Anello, l'avvocato romano che aveva scelto di essere giudicato con il rito abbreviato e che è stato condannato a 4 anni per associazione a delinquere, abuso d'ufficio e truffa aggravata, ma che è stato assolto per la corruzione. Una sentenza cardine perché in quelle pagine il giudice ha scritto che «le dichiarazioni di Angelini sono attendibili». Ma i titolari dell'inchiesta, ascoltati in una clima di attenzione, hanno anche raccontato alla commissione che Giovanni Pace, l'ex presidente di centrodestra della Regione, è stato assolto. «L'audizione verteva su due profili», ha spiegato Trifuoggi, «sulle cartolarizzazioni e sui controlli nella sanità e noi abbiamo riportato quello che è emerso nella richiesta di misura cautelare: che c'era un gruppo che ha agito come la criminalità organizzata». Il processo riprenderà venerdì 28 e poi il 31 ottobre con la testimonianza dell'ex moglie di Sabatino Aracu - un altro imputato nel processo - e, durante l'audizione, si è accennato anche ad Aracu e alla prossima testimonianza.

LA VISITA DEL SENATORE. L'inchiesta scompaginata sul tavolo della commissione del senato ha prodotto stupore tra i membri. «Ci hanno riferito di un sistema dove alcuni esponenti della politica e amministratori pubblici gestivano le prestazioni sanitarie e i compensi praticamente truffando il bilancio regionale che ha avuto una situazione debitoria di 100 milioni di euro», dice il senatore Marino riportando, poi, due episodi sempre ascoltati dai magistrati. «Medici a cui venivano affidate le verifiche dell'appropriatezza delle strutture e che non conoscevano le basi, come se un chirurgo non sapesse cos'è un bisturi». Infine, Marino ha riportato alla memoria una sua visita del 2009 nelle residenze per psichiatri ex Paolucci dell'allora gruppo Villa Pini di Angelini. «Non traggo conclusioni da quello che ho ascoltato dai magistrati», ha concluso, «ma il quadro è sovrapponibile alla sensazione che ho avuto quando visitai l'ex Paolucci, una struttura accreditata che, però, non aveva un ascensore in cui entrassero le barelle. Ecco, questa è un'immagine che mi è rimasta impressa».

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