Un’immagine rivela: «L’area ad alto rischio è molto più ampia»
L’ambientalista De Sanctis individua l’errore grazie a una mappa E informa subito il ministero dell’Ambiente. Scatta l’indagine bis
BOLOGNANO. L’area da bonificare a Piano d’Orta è molto più estesa di quella prevista. La scoperta è stata fatta il 20 luglio scorso, con dieci anni di ritardo, durante un sopralluogo nel sito della ex Montecatini contaminato da metalli pesanti che vanno dall'arsenico al piombo. L'iniziativa è scaturita dall'attività della Stazione Ornitologica Abruzzese e del Forum H2O che, dopo aver segnalato più volte la presenza di scarti di produzione posti sulla strada che costeggia il terreno recintato e a portata di chiunque, hanno scoperto, consultando una mappa storica, che il Decreto ministeriale del 2008 di perimetrazione del Sin, contiene un errore.
CARTA FALLATA. «Il decreto», spiega l’ambientalista Augusto De Sanctis, «fa rientrare nel perimetro del Sin (sito di interesse nazionale) tutta l'area industriale ex Montecatini, mentre invece la cartografia ricomprende solo una parte del vecchio stabilimento lasciando inopinatamente fuori diversi ettari di terreno contaminato». De Sanctis spiega di aver inviato a maggio una documentata nota al Ministero dell'Ambiente. Una nota in cui vengono stigmatizzati due fatti. Il primo: che, dopo dieci anni, scorie industriali «sono ancora accessibili a chiunque, tra case e strade». Il secondo: «C’è una clamorosa difformità». Il Centro è venuto in possesso della mappa che svela l'errore di perimetrazione. Nella cartina che pubblichiamo, la linea gialla separa l’area finora interessata dalla caratterizzazione del terreno (la parte a destra della linea) dalle zone escluse.
FIGLI DI NESSUNO. I lotti esclusi sono importanti ai fini delle potenziali contaminazioni come la sala di cristallizzazione (indicata dalla lettera A), la caldaia a vapore (B) e le aree (in nero) che un tempo erano il laboratorio chimico e l'infermeria, gli alloggi (in viola e blu) e le case degli operai (in verde).
PARTE L’AVVISO. «Riteniamo necessario chiedere chiarimenti al Ministero dell’Ambiente sulla perimetrazione effettuata in quanto è chiaramente parziale e difforme rispetto al Decreto, ed esclude vaste aree oggetto di produzione e seppellimento di materiali di lavorazione in modalità tali da porre un potenziale rischio di esposizione diretta per l'uomo». Così De Sanctis, a maggio, ha scritto a Laura D'Aprile, il direttore del Ministero dell'Ambiente già ascoltato dalla procura di Pescara. La sua lettera ha messo in moto le Guardie provinciali di Pescara che hanno organizzato il sopralluogo del 20 luglio al quale hanno preso parte il sindaco di Bolognano, la Stazione Ornitologica Abruzzese, l'Arta, la società Moligean (proprietaria del terreno e non responsabile della contaminazione), ma non la Edison che ha comunque avviato nuove analisi all’interno del sito.
NUOVE SCOPERTE. Proprio il sopralluogo ha permesso di accertare l’inquinamento extra-sito, l’esatta estensione della contaminazione e la presenza di cumuli di materiali sospetti alla fine di una strada da sottoporre a campionamento e oltre che lavori su una condotta d'acqua che hanno messo a nudo scarti di lavorazioni industriali di coloro rosso e verde. L'Arta ha già provveduto ad effettuare diversi campionamenti di sostanze dai colori più svariati, dal vinaccia al grigio. «E’ importante approfondire questo aspetto ai fini dell'individuazione dei responsabili della contaminazione e dell'esatta entità di aree, volumi e sostanze interessate», conclude De Sanctis. Nel decreto che ha istituito il Sin di Bussi, in cui è compreso anche il sito contaminato di Piano d’Orta, si legge che: «La perimetrazione può essere modificata nel caso in cui dovessero emergere altre aree con una possibile situazione di inquinamento, tale da rendere necessari ulteriori accertamenti analitici e interventi di bonifica».
Così dopo dieci anni il caso dell’ex Montecatini si riapre su più piani. Oltre all’inchiesta della procura anche la mappa del rischio va ridisegnata e ampliata. (l.c.)