La carta dei pericoli realizzata dalla difesa e (dall'alto) gli avvocati Cristiana Valentini, Goffredo Tatozzi e Marco Manieri

Rigopiano, «La Regione poteva evitare quei morti»

Gli avvocati del sindaco di Farindola: individuare chi ha disatteso l'ordine di realizzare la carte del pericolo valanghe. GUARDA LA DIRETTA FB

PESCARA. «Se la Regione avesse fatto quello che le imponeva la legge, oggi le 29 persone morte a Rigopiano sarebbero ancora vive». L’avvocato Cristiana Valentini che con i colleghi Goffredo Tatozzi e Massimo Manieri assiste il sindaco e il tecnico comunale di Farindola tra i 6 indagati della tragedia di Rigopiano lo dice senza ombra di dubbio, mentre illustra i motivi che li hanno portati a denunciare la Regione per disastro doloso alla Procura dell’Aquila, il 12 maggio.

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«Se la Regione si fosse dotata della Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, come gli imponeva la legge del 1992 e come aveva disposto nel 2014, dopo 22 anni di trascuratezza la giunta regionale, la sciagura non ci sarebbe stata. Perché a partire dal momento in cui emergono i rischi, la legge impone vincoli edilizi e ordini di sgombero per tutte le strutture situate in aree valanghive. Con quella Carta, il disastro dell'Hotel Rigopiano non ci sarebbe stato. È inconfutabile». «Una certezza scientifica» che con i colleghi del pool difensivo, l’avvocato Valentini ha spiegato ieri mattina mostrando leggi e delibere tra le tante reperite in questi mesi negli uffici regionali. Ma soprattutto mostrando la Carta di localizzazione dei pericoli da valanga, la Clpv, fatta realizzare sul territorio di Rigopiano attraverso indagini satellitari anteriori al disastro, dal team di esperti a cui si sono affidati nel corso delle indagini difensive. E da questa Carta, realizzata in una settimana dall’ingegnere della montagna Marco Cordeschi emerge che sì, la valanga di Rigopiano si poteva prevedere. Al contrario di quanto emerge dalla carta storica delle valanghe diffusa dalla Regione, dove Rigopiano non appare proprio. «Cinque giorni dopo la valanga, il 23 gennaio», riprende valentini, «la Regione si è vantata di aver inviato ai Comuni la carta storica delle valanghe. Ebbene, la carta storica non è predittiva ma compilativa, riporta solo eventi avvenuti dal 1957, e tra queste infatti non figura Rigopiano», «Sessant’anni di osservazione rappresentano un tempo troppo breve rispetto a fenomeni valanghivi che hanno tempi molto più lunghi», ha rimarcato l’ingegner Cordeschi affiancato dal geologo e climatologo Massimiliano Fazzini e dall’ex responsabile del Meteomont Abruzzo Giorgio Morelli, «senza contare l’alto grado di approssimazione costituito anche dalle basi cartografiche su cui si realizzano queste carte, un centimetro per 250 metri di territorio. Ma lo dice la stessa Regione nel suo sito, che la carta storica non può essere intesa come strumento di valutazione o di previsione di eventi valanghivi». E allora? Allora perché, si chiedono i legali, questa benedetta Clpv non è stata fatta, pur essendoci una legge, e soprattutto dopo che una delibera di giunta a marzo 2014 dava finalmente mandato di realizzarla al Servizio prevenzione rischi della protezione civile? Oltretutto dopo tre sollecitazioni, nell’arco di 22 anni, del Comitato tecnico regionale per lo studio della neve e delle valanghe (Coreneva)? «Dove si è interrotta la catena, chi è che, pur se perfettamente a conoscenza della gravità dell’omissione, non se n’è preoccupato? È questo, riprende l’avvocato Valentini, «uello che chiediamo di accertare alla Procura, e in particolare alla Procura dell’Aquila essendosi consumate su quel territorio le condotte regionali ritenute più gravi. Noi i ruoli li abbiamo già individuati, sarà compito della Procura approfondirli e verificare come mai si è interrotto il collegamento tra la giunta e gli uffici della protezione civile. Per questo abbiamo chiesto il sequestro di tutte le e-mail che sono state inviate negli uffici regionali dal marzo del 2014 ad oggi. E per questo abbiamo chiesto e ottenuto di ascoltare il 28 maggio, alla presenza del pm Andrea Papalia titolare dell’inchiesta della Procura di Pescara sul disastro dell’hotel Rigopiano, il dirigente del servizio prevenzione dei rischi della protezione civile Sabatino Belmaggio. Abbiamo moltissime domande da porgli». E infine: «Nel delineare la condotta improntata sul dolo eventuale della Regione Abruzzo», concludono i legali, «abbiamo applicato gli stessi criteri che sono stati utilizzati nell’ambito di un precedente autorevole, il caso della Thyssenkrupp di Torino. Il concetto che deve passare è che senza la Clpv si guida al buio. L’hotel non ha colpa, stava dove poteva stare perchè non c’era la Clpv che di fronte al rischio valanghe avrebbe imposto di mettere i paravalanghe, avrebbe imposto i vincoli urbanistici e l’eventuale sgombero della struttura».

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