Bankowski: «Lascio il Delfino e la Rc Angolana» 

L’imprenditore italoargentino: «Sono stanco, questa è la mia ultima stagione da dirigente sportivo»

PESCARA. Gabriele Bankowski vuole lasciare il calcio. Quanto meno in ambito dirigenziale. A darne notizia è lo stesso imprenditore italoargentino, patron della RC Angolana (Eccellenza) nonché vice-presidente del Pescara (serie C). «Sono stanco e credo sia davvero giunto il momento di dire basta. Da stabilire in che modi e in quali tempi, ma, salvo sorprese, questa sarà davvero la mia ultima stagione da dirigente sportivo». Difficile, però, pensarla lontano dal calcio. «Ma infatti», precisa, «non ho mica detto di essere nauseato da questo mondo, che ha fatto parte della mia intera vita: dapprima come giocatore, quindi da dirigente e sponsor. Amo il calcio e non potrei mai rinunciarci, ma ci sono tanti modi di viverlo: ad esempio da spettatore».
Per la gioia dei suoi figli, Claudio e Chiara... «I quali infatti ripetono spesso che il giorno in cui mi deciderò a lasciare andranno ad accendere un cero al Santuario di San Gabriele! Battute a parte, da questo sport ho avuto tanto, ma altrettanto ho dato. Rilevando esattamente 15 anni fa la RC Angolana dalle mani di Beppe De Cecco. Penso di aver fatto bene, con la prima squadra e in ambito giovanile, dove per anni abbiamo primeggiato in un po' tutte le categorie. A tal proposito, mi è dispiaciuta la mancata fusione con la Curi Pescara, che preferendo accordarsi con un altro club (la Delfino Curi Pescara, ndc) ci ha costretto a rinunciare a diversi campionati, mantenendo solo la Juniores. Al di là però», prosegue il patron nerazzurro, «di qualsiasi considerazione, resta un dato di fondo: da solo non me la sento di andare avanti. Ho il massimo rispetto e grande riconoscenza per i pochi che in questi anni mi hanno dato una mano, ma il grosso delle spese di gestione è sempre toccato a me, per cui credo sia arrivato il momento di fare un passo indietro. Avrei fatto un altro tipo di ragionamento se qualcuno avesse nel frattempo manifestato la volontà di affiancarmi, ma, almeno sinora, non si è mai fatto avanti nessuno».
E col Pescara? «Lì il mio ruolo è un po' diverso, ma, complice la volontà dell'amico Sebastiani di cedere le proprie quote, penso, sia pur in tempi meno brevi, di chiudere anche la mia avventura in biancazzurro», conclude il titolare della Pharmapiù, azienda farmaceutica leader nella commercializzazione di cassette di pronto soccorso. Un'altra soddisfazione per questo imprenditore partito dal basso, come lui stesso ama ricordare: «In Argentina», racconta, «dove sono nato e vissuto fino all'età di 12 anni, mio padre faceva il calzolaio, mia madre la donna delle pulizie, per cui conosco bene il valore della parola sacrificio. Al pari dei miei genitori anch'io ne ho fatti, ma, proprio per questo, l'essere riuscito a emergere rappresenta per me un'enorme soddisfazione». Quasi quanto il suo primo derby dal vivo tra Boca Juniors e San Lorenzo. «Verissimo. Avevo solo 7 anni e andai allo stadio con mio padre e mio fratello, per poi assistere alla stessa sfida 50 anni dopo, ma dal palco presidenziale e su invito del presidente del Boca Jorge Ameal». Tra le tante amicizie, anche quella con Maradona. «Una vera tragedia la sua morte», conclude Gabriele Bankowski, «ma il mito di Diego vivrà in eterno».
Stefano De Cristofaro
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