Chieti e Di Filippo a un passo dalla separazione

Il presidente del comitato Oltre il Centenario Marchionno: «Teatrino indegno, dirigenza inadeguata»
CHIETI. Il Chieti e Nicolas Di Filippo sono ai saluti. Ieri la squadra è tornata ad allenarsi e ha disputato un’amichevole con il Rosciano, terminata 5-1 per i neroverdi (doppiette di Margiotta e Rossi e gol di Allessi). Non c’era il capitano, ormai ad un passo dall’addio. Di Filippo ha chiesto la rescissione e domani incontrerà la società per definire i dettagli del divorzio. Scartata l’ipotesi L’Aquila, il futuro del 32enne difensore di Palombaro sarà con ogni probabilità in Eccellenza: su di lui ci sono Lanciano e Angolana. Di Filippo non è l’unico con le valigie in mano. Anche Mele ha chiesto di andare via. Futuro incerto pure per Gallo e il francese Ntoya, la cui esperienza in neroverde potrebbe già essere ai titoli di coda. Ieri sono arrivati i due gemelli serbi Velimir e Vukasin Mihailovic, classe 2007, centrocampista il primo e laterale destro il secondo. La situazione resta di incertezza. La notizia della trattativa in via di definizione per il passaggio del 100% delle quote all'italoamericano Pino Russo crea ancora più scetticismo sul futuro del club neroverde. Ci sono dubbi sulle modalità dell’accordo e sulla forza economica dell’acquirente. Quel che è certo è che i tifosi non hanno più fiducia nell’attuale società. Dopo lo striscione esposto dagli ultrà, è Stefano Marchionno, presidente del comitato Oltre il Centenario, a rincarare la dose. «Il popolo neroverde non merita tutto questo», dice Marchionno, «non merita di essere maltrattato, vituperato ed offeso da pseudo dirigenti e/o patron che hanno dimostrato, in appena quindici mesi, di essere inadeguati ed incapaci di gestire una squadra di serie D ed irrispettosi nei confronti dei tifosi. Il teatrino delle ultime settimane è segno di approssimazione e dilettantismo che nulla ha a che vedere con lo sport e con la gestione sana e consapevole di un'azienda. Se non sono neppure in grado di portare la nave in un porto sicuro, si facciano da parte e ci lascino morire, sportivamente parlando, con dignità. Oramai la misura è colma ed è giunto il momento di smetterla di prendere per i fondelli il popolo neroverde».

