Clemenza: Pescara, riparti Io qui per restarci a lungo 

Domenica sarà il grande ex: «Battiamo l’Ascoli, blindiamo la B e poi vedremo»

PESCARA. La numero 10 lo ha accompagnato nel suo percorso di crescita, ma non in club qualsiasi. Giocare nella Juve, anche nelle giovanili, con quella maglia genera tanta responsabilità, derivante proprio dalla consapevolezza che è stata indossata da Sivori, Platini, Baggio, Del Piero, pezzi di storia del calcio mondiale. Luca Clemenza, domenica sera, sfiderà il suo passato con la maglia del Pescara. Non si tratta della Juventus, ma dell’Ascoli, vecchia squadra del 22enne fantasista del Delfino, come ha raccontato al Centro durante una diretta Facebook.
Clemenza, domenica arriverà l’Ascoli e per lei non sarà una partita come le altre. Vero?
«Sono uno degli ex, spero che il Pescara faccia una grande partita e conquisti i tre punti. Dopo Crotone dobbiamo riscattarci».
Due anni fa ha lasciato il segno contro il Pescara. Ricorda?
«Sì, è vero, feci l’assist del gol di Bianchi. Una vittoria importante, anche se in maniera fortunata».
In caso di gol esulterà?
«Vedremo (ride, ndr). Prima fatemi segnare…».
A Crotone ha colpito due pali e ha sfoggiato una grande prestazione. Pronto per la maglia da titolare?
«Ho cercato di dare il massimo, però sono molto dispiaciuto per la sconfitta. Non so se partirò dall’inizio e sono a disposizione del Pescara. Farò quello che mi chiederà Legrottaglie».
Come si spiega la batosta di Crotone?
«Il primo gol, dopo 10 minuti, ci ha piegato le gambe. Non siamo stati capaci di reagire e abbiamo subìto più del dovuto. A livello tattico non eravamo messi male in campo, ma dobbiamo cercare di non abbassare la tensione e di rimanere mentalmente in partita».
Mezzala, seconda punta o trequartista?
«Posso ricoprire tutti i ruoli, anche il centrocampista centrale. Sono abbastanza versatile e mi adatto bene».
L’umore della squadra, dopo la scoppola rimediata in Calabria, com’è?
«Abbiamo fatto il punto della situazione con allenatore e società. È il momento di invertire la rotta, non possiamo continuare così».
Perché a gennaio ha scelto Pescara?
«Sono 2-3 anni che mi accostano al Pescara. Appena c’è stata l’occasione, ho detto subito al mio agente di preparare i documenti per il trasferimento. Questo club l’ho sempre ammirato, anche da avversario».
Crede ancora al raggiungimento dei play off o, forse, è il caso di puntare solo alla salvezza?
«Sicuramente adesso è meglio mettere al sicuro la B, poi, siccome la classifica è corta, vedremo quello che si potrà fare. Sono fiducioso».
Legrottaglie le piace?
«Tanto. Ha polso e la sua idea di calcio mi piace».
Cos’è il mondo Juve per lei?
«Una società che ti plasma come calciatore e come uomo. La Juve cura i minimi dettagli, ma anche chi ne fa parte deve farlo».
In bianconero ha avuto già a che fare con un pescarese, vero?
«Sì, con Fabio Grosso, nella Primavera. A livello umano mi ha dato tantissimo».
Dopo le esperienze di Ascoli e Padova, una parentesi nell’under 23 bianconera e adesso Pescara. È un trampolino di lancio?
«Lo spero. Sono qui in prestito e mi piacerebbe diventare un giocatore di proprietà del Pescara».
Chi è il suo idolo?
“Sicuramente Claudio Marchisio, con il quale ho avuto la fortuna di allenarmi nella Juve, ma anche Andrea Pirlo».
Senza calcio cosa avrebbe fatto?
«Avrei continuato a studiare. Ora devo prendere il diploma, mi manca l’ultimo anno e poi spero di fare la maturità. Alla Juve, con i tanti impegni, non sono riuscito a completare il mio percorso di studi».
A Torino ha avuto a che fare con Allegri e Sarri. Quali sono le differenze tra i due?
«Sono completamente diversi. Allegri lavora molto sull’avversario e studia tanto le partite. Fateci caso, lui l’anno scorso i cambi non li sbagliava mai. Sarri, invece, si basa molto sulla tattica. A lui interessa imporre il proprio gioco a prescindere da chi si trova davanti»
Quanti tatuaggi ha?
«25. Rappresentano la mia vita, i miei amici e la mia famiglia»
Ha paura del coronavirus?
«Paura no, ma bisogna fare attenzione. Credo che ci sia troppo allarmismo ed è scoppiato un caos esagerato. Basta informarsi e leggere, per capire che parliamo di un virus mortale solo in minima percentuale. Tra l’altro il primo calciatore contagiato, King Udoh della Pianese, è stato mio compagno di stanza nella giovanili alla Juve. Gli ho scritto un messaggio per augurargli una pronta guarigione».
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