Gravina è pronto a ricandidarsi

24 Settembre 2024

Abete resta a capo dei dilettanti, la politica di centrodestra spinge per il ribaltone ma non ha i numeri

La rielezione di Giancarlo Abete, 74 anni, a capo della Lega Nazionale Dilettanti era scontata. Non a caso è avvenuta all’unanimità dei 91 delegati (compresi quelli abruzzesi guidati da Ezio Memmo, presidente del comitato regionale), presenti ieri all’Hilton Rome Airport di Fiumicino. La conferma di Abete certifica, indirettamente, la ricandidatura di Gabriele Gravina, 70 anni, alla presidenza della Figc. L’ufficialità ci sarà dopo l’assemblea del 4 novembre che servirà ad adeguare lo statuto della Figc alle nuove normative volute dal governo. Abete ha “cresciuto”Gravina politicamente ed è un suo grande elettore. Ripartire con l’appoggio dei dilettanti è un bel segnale per l’ex presidente del Castel di Sangro. Che è più forte rispetto all’estate scorsa quando, dopo il flop all’Europeo, ha subito l’assalto alla diligenza da parte della politica a partire dal ministro dello Sport Andrea Abodi («dalle poltrone ci si deve alzare», disse dopo Euro 2024). Che il governo di centrodestra abbia lanciato segnali che fanno pensare a un’interferenza nel mondo dello sport è poco ma sicuro. Che Gravina e il presidente della Lazio Claudio Lotito (senatore di Forza Italia) si vedano reciprocamente come il fumo agli occhi è altrettanto certo. Quindi, da una parte Gabriele Gravina e dall’altra chi vorrebbe spodestarlo utilizzando la politica. All’interno del mondo calcio la Lega di serie A vuole contare di più, lo stesso dicasi la B. Lnd e Lega Pro (Matteo Marani sarà confermato presidente il 2 ottobre), invece, sostengono Gravina che ha fans anche all’interno di A e B. Oltre che tra calciatori e allenatori. Quindi, non è così messo male sulla carta. Il sistema di potere all’interno della Figc è chiaro: Lega A (12% e 3 consiglieri), Lega B (5% e un consigliere), Lega Pro (17% e 3 consiglieri), Lega Nazionale Dilettanti (34% e 6 consiglieri), e poi calciatori (20% e 4 consiglieri), tecnici (10% e 2 consiglieri) e arbitri (2% e un consigliere). Così, prima di andare al voto (nel 2025, non prima di gennaio, non oltre marzo) per la presidenza Figc. Per modificare lo Statuto serve una maggioranza qualificata. Le percentuali potranno anche cambiare: Lega Pro e Lnd potranno cedere qualcosa alla Lega A, ma il quadro non muterà più di tanto. Intanto, la politica, e il centrodestra in particolare, spinge dietro le quinte anche se non ha ancora trovato un rivale designato di Gravina. «Non abbiamo necessità che la politica invada il campo, ma serve che ci aiuti. Se guardiamo le 5 federazioni principali europee, l'Italia già oggi ha un riconoscimento del ruolo professionisti di gran lunga superiore alle altre. Pensare ci sia un rapporto tra i risultati della Nazionale e l'avere un consigliere in più significa abusare dell'intelligenza delle persone, è uno specchietto per le allodole», il messaggio inviato da Giancarlo Abete alla politica. «La nostra democrazia interna è la forza con cui difenderemo l’autonomia dello sport e del calcio dalle ingerenze esterne», è stato ancora più chiaro ieri mattina Gabriele Gravina. Cambiamento o non cambiamento? Alle parole poi devono seguire io fatti, pardon i voti. E Gravina sembra ben messo in vista dell’assemblea per la rielezione dell’anno prossimo. In mezzo ci sono dossier, scoop e inchieste penali. Il presidente Figc ha indicato alcuni uomini legati a Lotito dietro il dossieraggio che lo ha visto vittima nei mesi scorsi. L’inchiesta che lo ha visto tra gli indagati si è sgonfiata e i magistrati starebbero per formalizzare il suo proscioglimento. Gravina punta deciso al terzo mandato, ma prima di esporsi vuole essere certo di avere i voti per farcela, deve sgombrare il campo da agguati, deve attendere eventuali risultanze dall’inchiesta penale che lo vede coinvolto, deve sparigliare e assottigliare il campo avversario. Giochi di potere, giochi di Palazzo. Che, a differenza del passato, vede la politica esposta in maniera più chiara e netta.
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