Kastrati: «Io, il Pescara e quel sogno Albania» 

Il portiere: «È il mio momento e spero che Reja mi convochi in Nazionale» 

PESCARA. La madre lo vedeva imprenditore affermato, il papà un calciatore professionista. Lui ha ascoltato il cuore, ha fatto i bagagli e ha lasciato l’Albania ad appena 16 anni. Elhan Kastrati, 22enne portiere del Pescara, si gode il suo momento dopo l’infortunio del capitano Vincenzo Fiorillo. Il giovane estremo difensore albanese si è raccontato al Centro – nel corso di una diretta Facebook disponibile sul sito www.ilcentro.it.– tra presente, passato e un possibile futuro tra i pali della Nazionale albanese.
Kastrati, il Pescara alterna ottime prestazioni a sconfitte evitabili. Cosa succede?
«Manca un pizzico di continuità. La squadra c’è, è forte e l’abbiamo dimostrato anche contro il Benevento. Dobbiamo continuare a lavorare senza lasciare nulla al caso».
Ci racconta il rigore parato martedì a Forte della Juve Stabia?
«Avevo studiato i rigoristi della Juve Stabia e stavolta è andata bene perché non sempre riesci a parare. Farlo ti dà una carica incredibile e sinceramente mi è dispiaciuto per la sconfitta».
Il Pescara è in buone mani?
«(ride, ndr) Lo spero e farò di tutto per non far sentire la mancanza di Fiorillo. È il mio momento e devo sfruttarlo al massimo».
Come e quando è arrivato in Italia?
«Avevo 15 anni e sono arrivato a Verona per un provino insieme a mio fratello maggiore Resul, che ora ha lasciato il calcio per dedicarsi alle aziende di famiglia. Grazie a Egidio Ciocchetta, preparatore dei portieri delle giovanili gialloblù, svolsi un provino che andò bene, ma non fui tesserato a causa di problemi burocratici. L’anno successivo Ciocchetta fece il mio nome a Massimo Marini (ex preparatore dei portieri del Pescara, ndr) e arrivai in biancazzurro. A Pescara sto benissimo».
Lei ha 22 anni, ma in campo mostra il temperamento di un veterano.
«Sono abituato a gestire le pressioni, cerco sempre di farmi scivolare tutto addosso e di dare il massimo quando vengo chiamato in causa».
Ci pensa al ritorno in Nazionale?
«Sì, anche se ci sono due portieri fortissimi come Strakosha della Lazio e Berisha della Spal. Chiaramente, dopo aver giocato in under 21, il mio sogno è diventare un giorno il numero uno dell’Albania e lavoro anche per questo. In passato sono stato convocato dall’Albania, con Panucci ct, ma non ho mai fatto nessuna gara ufficiale».
Com’è il calcio in Albania?
«Negli ultimi anni è cresciuto tanto, ma può evolversi ancora di più. Adesso a Tirana hanno costruito il nuovo stadio per la Nazionale, che verrà inaugurato tra qualche giorno nella gara con la Francia, e un centro tecnico federale bellissimo. Speriamo che si continui a crescere».
Edy Reja, il ct dell’Albania, ha preso informazioni su di lei. Lo sa che potrebbe essere convocato a breve?
«Speriamo, sarebbe bellissimo andare in nazionale maggiore. Un sogno che si realizza».
Come nasce la passione per il calcio?
«Da bambino grazie a mio fratello maggiore Resul. Lui andava a scuola calcio e quando finiva gli allenamenti tornava a casa e voleva continuare a tirare calci al pallone. Mi chiedeva di stare in porta, così lui si esercitava e io ho iniziato a parare. A me facevamo male le mani, mi ha comprato i guanti e da lì in poi sono partito. Tuttavia devo dire grazie a mio padre, Selam, che è un grande appassionato di calcio».
La prima partita che l’ha fatta emozionare?
«Bayern Monaco-Real Madrid, una gara di Champions League».
Gli obiettivi del Pescara quali sono?
«Non siamo da salvezza, siamo forti e dobbiamo solo crescere sotto l’aspetto della continuità. L’anno scorso nessuno scommetteva su di noi e alla fine siamo arrivati in semifinale play off. Speriamo di essere la mina vagante del campionato».
I compagni di squadra che sfida ai calci di rigore e punizione?
«Machìn e Memushaj»
Chi vince?
«Io (ride, ndr».)
L’allenatore al quale si sente più legato?
«Davide Ruscitti, ora vice di Zauri, che è stato mio allenatore in Primavera. Anche con Zauri mi trovo benissimo, ho lavorato con lui nella Berretti e mi piace il suo calcio».
Domani c’è Pescara-Pisa. Che partita sarà?
«Durissima. Dobbiamo mettercela tutta provando a replicare la gara fatta con il Benevento».
A quale portiere si ispira?
«Sono due. Manuel Neuer del Bayern Monaco e Alisson del Liverpool».
Come si vive in Albania?
«Nelle grandi città si vive benissimo e ci sono tantissimi italiani che si sono trasferiti in Albania. È una nazione in grande espansione e che sta continuando a crescere».
A fine carriera farà l’imprenditore?
«Mio padre Selam insieme ai suoi quattro fratelli gestisce varie attività che vanno dalle costruzioni alle pompe di benzina fino alle concessionarie auto. Lavorare nell’azienda di famiglia sarebbe la strada più semplice, ma io ho scelto il calcio e voglio essere indipendente dalla mia famiglia».
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