I fratelli Valentina e Guglielmo Maio che fino al 2016 hanno guidato la Virtus Lanciano

VIRTUS LANCIANO / LO SPETTRO DEL FALLIMENTO

La famiglia Maio fa ricorso alla commissione tributaria

Venerdì udienza contro l'Agenzia delle Entrate che dice no al concordato

LANCIANO. Il procedimento di ammissione al concordato preventivo richiesto dalla Virtus Lanciano e respinto, il 28 maggio scorso, dal tribunale è ancora appeso a un filo. L’operazione era andata in fumo per via del parere negativo espresso dalla direzione provinciale dell’Agenzia delle Entrate che è il maggior creditore della società di proprietà della famiglia Maio. Che, però, ha fatto ricorso chiedendone l’annullamento. Il 28 settembre scorso la commissione tributaria di Chieti ha preso atto della richiesta e ha rinviato il giudizio di merito all’udienza di venerdì 12 ottobre. Il ricorso redatto dai commercialisti Vincenzo Spera di Nocera Inferiore e Nicla Corvacchiola di Pescara tende a scongiurare l’ipotesi del fallimento all’orizzonte dopo il no del tribunale al concordato preventivo.
E l’unica via da percorrere è quella di ottenere la modifica del parere dell’Agenzia delle Entrate. Le parti compariranno venerdì prossimo a Chieti davanti al presidente della commissione tributaria che poi dovrà prendere una decisione con il suo collegio giudicante. Il ricorso è basato sulla seguente motivazione: con l’eventuale fallimento della Srl lo Stato incasserebbe le briciole, con il concordato molto di più (il 15% del dovuto) e i professionisti che lavorano per conto della Virtus Lanciano hanno redatto il ricorso puntando anche sul danno erariale che si configurerebbe. Quindi il destino della Virtus e dei suoi creditori è nelle mani della commissione tributaria di Chieti a distanza di oltre due anni - era l’estate del 2016 - da quando, dopo la retrocessione dalla serie B alla C, la famiglia Maio ha deciso di chiudere col calcio professionistico, portandosi dietro un fardello di debiti, 11 milioni e 132mila euro. In gran parte sono dovuti all’Erario, esattamente 6 milioni e 129mila euro. Poi, ci sono quelli verso gli enti previdenziali, un milione e 417mila euro. Sono tanti i creditori, tra di loro anche quei fornitori che hanno contribuito al mantenimento della squadra, vale a dire ristoranti, alberghi, studi di fisioterapia, dipendenti e quant’altro. Le tasse non pagate fanno sì che lo Stato sia il maggior creditore. I piani di rateizzazione sono saltati perché la società non ha ottemperato agli impegni presi. E la cifra è cresciuta tra multe e interessi. I crediti a disposizione sono in gran parte quelli derivanti dalle cessioni dei calciatori Di Francesco e Boldor effettuate poche settimane prima dell’annuncio dell’abbandono dell’attività della prima squadra, nel 2016. In totale sono 1 milione e 391mila euro. A questa cifra la famiglia Maio per raggiungere un accordo con i creditori ha messo a disposizione anche 1 milione e 781mila euro. Da qui la somma di 3 milioni 173mila euro che i creditori si dividerebbero nel caso il concordato fosse accettato. Secondo il piano proposto dalla Virtus Lanciano i debiti definiti prededucibili, quelli verso i dipendenti e verso altri creditori privilegiati sarebbero soddisfatti al 100%; i debiti verso gli enti previdenziali liquidati per una cifra pari al 44%; i debiti verso l’Erario pagati al 15%; e tutti gli altri – tranne i chirografari postergati – al 5%. Se da una parte la famiglia Maio lotta per pagare solo una parte dei debiti accumulati durante la gestione della Virtus, dall’altra è notizia di pochi giorni fa che è diventata sponsor della Vastese in D.
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