La Spagna rifiuta i processi Ramos: «Non siamo finiti»

15 Giugno 2014

La stampa iberica celebra il crepuscolo dei campioni dopo la manita con l’Olanda Il portiere Casillas chiede scusa, il ct Del Bosque pensa ad alcuni cambiamenti

INVIATO A MANAUS. Rimbalzano dalla Spagna titoli spietati, quando qui in Brasile Vicente Del Bosque tenta di usare l’altra manita: una l’ha rimediata in piena faccia all’esordio dall’Olanda, la seconda mano la allunga verso i suoi ragazzi, i campioni del mondo triturati dal duo Robben-van Persie. «Uno sportivo non può arrendersi subito», racconta il ct per rispondere anche alla valanga di critiche che giungono da oltre l’oceano. «Disastro totale» (As), «Venerdì 13» (Mundo Deportivo), «Ridicolo» (Sport) hanno sentenziato i media in patria, mentre qui si punta tutto sui fischi al “traditore” Diego Costa: «Il Brasile ci vede come una minaccia» (O Dia). Leggi il cubitale e dalla risposta pensi che il vecchio Vicente sia un po’ “rinco”, poi ascolti il resto delle dichiarazioni e capisci che il ct delle Furie rosse (e spompate) batte su questo tasto per svoltare immediatamente.

L’input è arrivato a caldo, già nello spogliatoio di Salvador mentre dietro la porta accanto il collega van Gaal faceva festa. Così Sergio Ramos, uno dei veterani è uscito subito allo scoperto per lanciare l’operazione riscatto: «Non ci resta altro che vincere contro il Cile. Non è questo il momento di parlare degli sbagli, ma non è normale che una squadra come la Spagna subisca cinque gol. Quando vinciamo è merito di tutti, quando perdiamo le colpe sono di tutti. Dobbiamo rialzarci, dimenticare tutto e vincere contro il Cile. Siamo finiti? Dirlo è una pazzia».

Non sarà una passeggiata di salute. Anche perché, nonostante il ricorso al velo pietoso, gli errori individuali ci sono stati, eccome. Sul banco degli imputati c’è per esempio Iker Casillas («Chiedo scusa a tutti», ha detto ieri), autore di grandi interventi alternati a preoccupanti passaggi a vuoto: “España fuera de sus casillas”, ironizza La Razon giocando con il cognome di Iker. “Spagna fuori dalle scatole”, l’idea che Del Bosque vuole combattere con due partite ancora da giocare. Si può ancora passare, in definitiva basterà battere i cileni e l’ingenua Australia, che ci vuole – pensa il ct – per una nazionale che è campione del Mondo e d’Europa in carica? Poco importa se poi il tabellone del torneo riserverà alla seconda classificata del girone B la capolista di quello A, presumibilmente il Brasile, visti anche i fischi per fiaschi del coccolato (dalla Fifa) arbitro Nishimura.

«Con l’Olanda ci abbiamo provato, ma è andata male. Quello che mi è piaciuto è che abbiamo insistito fino alla fine per cercare di migliorare il risultato. Lo sport è anche questo: si può vincere e si può perdere, per questo credo che adesso valuteremo solo dei normali aggiustamenti». Nessuna rivoluzione in vista, dunque, l’unico vero cambiamento secondo il commissario tecnico spagnolo deve arrivare dal tabellone del risultato.

C’è la possibilità di rifarsi, anche se da più parti si preme per un colpo di shaker al cocktail proposto da Del Bosque a Salvador. Per esempio: Fernando Torres, Cesc Fabregas e Pedro, proposti soltanto a gara iniziata, potrebbero avere una chance nell’undici iniziale, contro il Cile, cambiando gran parte del reparto avanzato spagnolo che potrebbe anche schierarsi con Torres unica punta e un trio blaugrana alle spalle: Pedro, Fabregas, Iniesta. Così David Silva tornerebbe a recitare il ruolo di riserva di lusso per i trequartisti, di cambio tattico, assieme a Mata. Più complicato disarcionare i mediani, là dove potrebbe finire Xavi e dove Xabi Alonso ha deluso in coppia con Busquets. Del Bosque qui ha in mano la carta Javi Martinez e potrebbe anche decidere di giocarla.

Ma dopo cinque gol subiti non è il caso di sistemare la difesa? Lì c’è poca trippa per gatti, a meno che non si decida di mettere in panchina Casillas per lanciare De Gea o Reina. In definitiva l’ha fatto anche Ancelotti al Real...

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