Micolucci: sono cambiato, merito un’altra chance

Il difensore in campo con il Giulianova dopo diciotto mesi di squalifica: «Il calcio è marcio: andrebbe fermato per un paio d’anni. Io non truccavo le gare»

Ritorno alla normalità, almenno in parte. Dopo 18 mesi di squalifica oggi torna in campo il primo “pentito” del calcioscommesse, Vittorio Micolucci. L’ex difensore dell’Ascoli, arrestato nel ciclone “last bet”, che il 1° giugno 2011 ha sconvolto il calcio italiano, scontata la squalifica da oggi è un calciatore del Giulianova, in campo, alle 14,30, al Comunale di Ortona, contro lo Sporting.

Micolucci, torna in campo dopo 18 mesi.

«Si ricomincia da dove ho iniziato a giocare. Sono contento come un ragazzino. Ho tanti stimoli e spero di ripagare al meglio al fiducia del Giulianova che ringrazio».

Il suo stato d'animo?

«Ho tanta rabbia nei miei confronti ed è giusto che paghi per quello che ho fatto. Non pensavo che potesse succedere tutto ciò. Comunque, cerco di guardare il bicchiere mezzo pieno: ho capito chi veramente mi vuole bene, mentre sono stati tanti quelli che mi hanno voltato le spalle. Alcuni amici di Giulianova con i quali sono cresciuto sono stati carini nei miei confronti e poi Cristiano e Federico Del Grosso, due ragazzi che hanno fatto tanto per starmi vicino. Non pretendo di essere compatito perchè ho sbagliato».

Perchè ha deciso di ripartire dall'Eccellenza?

«Il Giulianova mi sta dando una grande possibilità, ma voglio ringraziare il presidente del Chieti Walter Bellia con il quale ho parlato. Potevo andare anche a Chieti. Ho pensato a lungo sulla scelta da fare e, sinceramente, ho preferito ricominciare dal basso, dalla squadra della mia città».

Una parte dei tifosi giallorossi non la vogliono, lo sa?

«Rispetto tutti e cercherò di dare risposte sul campo. Farò di tutto, lo prometto».

Dopo lo scandalo è stato soprannominato il “pentito”, le ha dato fastidio?

«Credo che sia più una cosa mediatica. I pentiti sono altri, come quelli di mafia, io ho solo raccontato la mia storia e poi da lì è partito tutto. Raccontando quello che sapevo non ho avuto vantaggi, come spesso invece accade ai pentiti veri. Ho preso in totale 18 mesi di squalifica, mentre gli altri che sono stati coinvolti, la maggior parte, hanno avuto degli sconti di pena. Farina è stato intelligente ha denunciato tutto e cosa ci ha guadagnato? Nulla, anzi, è rimasto quasi a spasso».

Dalle intercettazioni sono emerse cose pesantissime. Ci racconti della banda degli slavi e di chi la chiamava per truccare le partite.

«Le combine? Mi sono preso solo gioco degli zingari, degli slavi e di quelli che volevano manipolare le partite. Non ho mai giocato contro l'Ascoli. Dicevo che avrei fatto il contrario, ma poi non facevo quello che chiedevano. Li ho solo presi in giro. Ho scherzato con il fuoco comportandomi in questo modo. Basta leggere le intercettazioni e si evince chiaramente che dicevano che “Micolucci era un figlio di p...” perchè non era attendibile. Guadagnavo 210mila euro a stagione e avevo il contratto con l'Ascoli per altri due anni. Perchè mi sarei dovuto vendere per avere 20 mila euro? Comunque ho macchiato 11 anni di carriera. Ho sbagliato ad avvicinarmi a certe persone ».

Il marcio nel calcio scomparirà?

«C'è sempre stato. Mettiamo caso che si gioca l'ultima gara di campionato e una delle due squadre non ha più ambizioni di classifica. Lo sanno tutti che la gara finisce in un certo modo. Di cosa ci meravigliamo? La mentalità nel nostro paese è così. Per riportare un po' di normalità nel calcio bisogna abolire le scommesse e tutte le agenzie. Le indagini stanno andando avanti e, se gli inquirenti vanno in fondo, probabilmente troveranno cose più pesanti. Bisognerebbe fermare il calcio per un paio d'anni per rimettere le cose in ordine».

La sua vita è cambiata?

«Si. Vivo ad Ascoli e in questi due anni sono stato sempre tappato dentro casa, una specie di arresti domiciliari. Ho subito minacce e insulti di tutti i tipi . Io e la mia compagna abbiamo pensato tante volte di cambiare città».

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