CALCIO / SERIE B

Oliveri: Pescara nel cuore Tornare? Ora no, però... 

L’imprenditore: «Il calcio mi manca e forse un giorno potrei rientrare»

PESCARA. Impegnato all’estero per le sue aziende, ma sempre disponibile quando sente la parola Pescara. «Prego, mi dica. Nessun disturbo». Ad Antonio Oliveri brillano gli occhi quando ci sono in ballo i colori biancazzurri. Il 54enne imprenditore calabrese trapiantato a Giulianova è stato per più di tre lustri il vicepresidente del Pescara, accanto a Pietro Scibilia, suocero, e storico patron del Delfino. Da quasi 16 anni ha detto addio al calcio pescarese, ma la sua passione non si è mai spenta.
Oliveri segue ancora il Pescara?
«L’occhio va sempre sulla parola Pescara. È impossibile dire il contrario, anche se quest’anno non sono ancora riuscito ad andare allo stadio. Quest’anno ho visto poche partite, ma ho seguito con grande interesse l’ultima gara vinta in trasferta con il Pordenone. Il Pescara di Legrottaglie mi ha fatto davvero una buonissima impressione e credo che il cambio in panchina sia stato azzeccato. Forse in passato c’erano dei problemini di rapporti tra il vecchio allenatore e la squadra. È l’unica spiegazione che posso dare a questo cambio di marcia, visto che non conosco bene le dinamiche interne».
Durante la sua gestione è capitato di cambiare allenatore e, poi, di centrare obiettivi importanti?
«Certamente. Nella stagione 1998-1999, partimmo con Giorgini in panchina e, poi, con l’arrivo di De Canio, il Pescara sfiorò la promozione in A».
Questa squadra è più forte rispetto a quella della passata stagione?
«Forse rispetto all’anno scorso è più debole a livello tecnico, perché sono andati via dei giocatori molto bravi come Sottil e Mancuso, per esempio, però a mio avviso è una squadra molto più quadrata a livello tattico».
La partenza di Machìn potrebbe influire negativamente sul rendimento futuro?
«Secondo me si può sopperire a questa assenza, ma il Pescara dovrà essere bravo a non perdere giocatori importanti a centrocampo per infortunio».
Nostalgia del calcio?
«Tanta e mi manca molto il Pescara. Sarei un bugiardo se dicessi il contrario».
Sta pensando di tornare?
«Nella vita mai dire mai, ma adesso non è una priorità. Se un giorno dovessi tornare nel calcio, lo farei solo a Pescara. Per me il calcio si chiama Pescara e basta. La società adesso è in buone mani e Sebastiani sta facendo un gran lavoro, a prescindere dalle contestazioni da parte della piazza. Daniele (Sebastiani, ndr) sta dimostrando di avere coraggio e tanto spirito di sacrificio. La contestazione fa parte del calcio, perché i tifosi, come giusto che sia, vogliono sempre di più».
Perché Sebastiani non è amato dalla piazza?
«Per chi fa calcio bisogna sempre mettere in preventivo simpatie e antipatie. I presidenti, però, vengono amati dopo e non durante la loro presidenza e, a volte, vengono poi rimpianti».
Ha dato dei consigli a Sebastiani?
«In passato abbiamo parlato diverse volte e in privato gli ho espresso il mio pensiero. Solo per amicizia, però, perché non devo insegnare nulla a Sebastiani».
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