Paghera: Virtus ti voglio bene, ma sogno la A

Il centrocampista del Lanciano: quest’anno cercherò il riscatto dopo il lungo infortunio
LANCIANO. È in rossonero dal gennaio 2012. L’anno scorso il suo cartellino è stato acquistato interamente dal Brescia dalla Virtus, che su di lui punta molto.
Anche quest’anno sarà infatti uno dei perni del centrocampo rossonero. È Fabrizio Paghera, 23 anni, 29 presenze, un gol e un lungo infortunio al braccio che lo ha tenuto fuori dal campo per tre mesi, nella stagione andata ormai negli annali. Tutto grinta e determinazione ora si gode qualche giorno di relax, pronto a ricominciare , a Lanciano, il 10 luglio.
Paghera, ora sono giorni di vacanza.
«Sono in Spagna per un po’ di mare, poi partirò per New York. Un po’ di riposo per riprendere poi la preparazione».
Tempo anche di calciomercato che dovrebbe essere tranquillo quest’anno per lei.
«Qui sono stato “adottato” dal gruppo che ho trovato. Un gruppo che va oltre il calcio. Sto benissimo a Lanciano, ma ogni giocatore ha l’ambizione di calcare campi di serie A. Per ora sono qui e penso a giocare bene a Lanciano e per la Virtus».
Facciamo un salto indietro, alla stagione finita a maggio. La salvezza è stata ottenuta, ma c’è rammarico?
«Sì, perché si poteva fare di più. Rammarico per le prestazioni fatte, che a detta di molti potevano farci ambire a qualcosa di più della salvezza. Ma credo che alla fine ognuno ha avuto i punti che si merita. È stata una stagione positiva ma se manca qualcosa, qualche punto in più, la colpa è solo nostra».
Per lei è stato un campionato difficile per due infortuni al braccio. Comunque 29 presenze e 1 gol sono un buon bottino.
«È stato un infortunio, la frattura del braccio, arrivato nel momento migliore mio e della squadra (13 dicembre, ndc), stavamo andando bene. Poi ho avuto anche la sfortuna di avere una ricaduta e sono stato fuori 3 mesi. Che sono un tempo che stronca la crescita di un giocatore. Ora ho risolto il problema: mi sono sottoposto a un nuovo intervento nei giorni scorsi a Brescia, in cui mi sono state tolte le placche. Ho rimediato ben 54 punti di sutura! Dovrebbe, spero, essere stato l’ultimo intervento, quello risolutore».
È cresciuto nel Brescia, come vive retrocessione e ora, forse, il ripescaggio?
«Tifo Brescia, sono cresciuto nel Brescia, che seguo da quando c’erano Baggio e Guardiola. Purtroppo le vicende societarie hanno pesato molto sul campionato, e quando si sono risolte ormai si erano persi troppi punti e non si è riusciti a recuperare. Dispiace ma ora vedremo cosa accade col ripescaggio».
Nel gennaio 2012 è arrivato a Lanciano conquistando subito i tifosi, che si sono innamorati dalla sua grinta. Grinta che le ha portato ad avere il soprannome di “Cane-Cagnaccio”. Le piace?
«Il nomignolo me l’ha affibbiato Angelo Casadei appena arrivato, per esaltare le mie caratteristiche di stare addosso all'avversario senza mai mollare la presa. Mi sono abituato».
Lei è stato allenato da Gautieri, Baroni e D’Aversa; pregi e difetti di ognuno.
«Dico i pregi, perché non posso indicare i difetti io che ho 23 anni . Gautieri è bravo a interpretare un gioco offensivo, fa un calcio propositivo. Baroni è molto professionale, ci ha fatto crescere sotto questo aspetto. D’Aversa ha un carisma innato, tanto che, a volte, con lui sono inutili le parole, basta uno sguardo».
Quando e come si è avvicinato al calcio?
«A 8 anni nel mio paese, vicino Brescia. Poi ho fatto nelle Rondinella tutta la trafila fino alla Primavera e al debutto in prima squadra. Un debutto indimenticabile. Avevo 17 anni, campionato di A 2009/2010, Brescia-Albinoleffe, sono entrato con Caracciolo sull’1-1 , lui fece una tripletta e vincemmo 4-1. In panchina c’era Iachini».
In che ruolo ha iniziato a giocare? Oggi si divide tra play e mezzala, ma lei quale preferisce?
«Sono sempre stato centrocampista. Mezzala mi diverte di più, ma amo giocare quindi mi adatto».
Ha un buon tiro da fuori, ma non lo ha usato molto. Ed è stato anche un limite di questa Virtus non tirare da fuori area. Quest’anno proverà a tirare di più?
«Sviluppiamo molto il gioco sulle fasce quindi non pensiamo ai tiri da fuori. So che è nelle mie corde e devo migliorare in questo. Dobbiamo pensare a tirare e questo sarà sicuramente un obiettivo per la prossima stagione».
A quale allenatore o calciatore è rimasto legato?
«A Diego Falcinelli che sento spesso».
Ha un sogno?
«Ovviamente. Giocare in serie A. E mettere su famiglia».
Teresa Di Rocco
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