Ancarano, le stacca il mignolo a morsi per farla prostituire: condannata

Quattro anni e sei mesi a una nigeriana accusata di aver costretto una connazionale a vendersi sulla Bonifica del Tronto: doveva consegnarle cinquecento euro a settimana

ANCARANO. E’ finita in un’aula di tribunale con l’accusa di aver sfruttato e picchiato una sua connazionale fatta arrivare in Italia con il miraggio di un posto di lavoro e poi fatta prostituire con l’obbligo di consegnarle 500 euro a settimana. Fino a quella violenta aggressione sulla Bonifica in cui la giovane vittima di appena 23 anni venne presa a bottigliate e morsi così violenti da staccarle l’ultima parte del mignolo. Per quei fatti una nigeriana di 36 anni, all’epoca anche lei prostituta, è stata condannata a quattro anni e sei mesi dal collegio presieduto da Franco Tetto che ha accolto, aumentandola, la richiesta avanzata dal pm Andrea De Feis che aveva chiesto quattro anni e due mesi.

La donna, all’epoca dei fatti residente nell’Ascolano, è stata condannata per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e lesioni aggravata. Le indagini erano scattate dopo la denuncia della ragazza aggredita ritrovata sanguinante sulla Bonifica del Tronto da una pattuglia dei carabinieri. Successivamente nei confronti della sua connazionale l’autorità giudiziaria aveva emesso un divieto di dimora in molti centri della Val Vibrata (da Ancarano ad Alba Adriatica). Secondo la denuncia della ragazza aggredita la donna l’avrebbe fatta entrare in Italia facendole credere di averle trovato un lavoro, ma una volta ospitata a casa l’avrebbe costretta a prostituirsi perchè debitrice nei suoi confronti di una presunta somma di 30mila euro. Sarebbe andata avanti così per anni, fino alla violenta aggressione del 2013. Aggressione ai danni della vittima accusata dall’altra di non averle consegnato i soldi richiesti e per questo costretta a subire “una lezione”, cioè un vero e proprio pestaggio sul luogo di lavoro. Pugni e schiaffi in un crescendo fino a quando la vittima sarebbe stata prima colpita sulla fronte con una bottigliata e successivamente presa a morsi. Morsi così violenti che uno le strappò la falangetta del mignolo, lasciandola poi sanguinante sulla Bonifica dove venne trovata da una pattuglia dell’Arma. E fu proprio ai militari che, dopo un'iniziale ritrosia, la giovane raccontò il suo calvario.

Secondo la ricostruzione fatta all'epoca la giovane era arrivata in Italia grazie alla sua aguzzina, che dietro la promessa di un lavoro l'aveva in realtà gettata sulla strada, pretendendo che la ragazza le pagasse 500 euro a settimana. Uno sfruttamento che sarebbe proseguito per anni, fino a quel giorno di ottobre quando di fronte al mancato pagamento della somma la 36enne l'aveva selvaggiamente picchiata.(d.p.)

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