Ancarano, picchia a sangue una nigeriana per costringerla a prostituirsi sulla Bonifica

Divieto di dimora per la sfruttatrice, anche lei nigeriana. Obbligava la connazionale a prostituirsi e a consegnarle gli incassi: circa 30 mila euro in tre anni

ANCARANO. I carabinieri di Sant’Egidio hanno notificato un’ordinanza di misura cautelare a una giovane nigeriana, accusata di sfruttare una connazionale costringendola con la violenza a prostituirsi. L’indagine è scaturita dal violento pestaggio ai danni di una nigeriana 23enne, che abita nella provincia di Ascoli Piceno ed è costretta a prostituirsi lungo la bonifica del Tronto nel territorio di Ancarano.

Nell’ottobre scorso la giovane era stata trovata a terra dai carabinieri dopo essere stata selvaggiamente picchiata. La giovane, trasportata dal 118 all’ospedale di Sant’Omero, aveva subito una ferita lacero-contusa alla fronte (suturata con 10 punti) ed una parziale amputazione della falange dell’anulare della mano destra. Nel corso delle indagini coordinate dalla procura di Teramo è emerso che l’aguzzina, una nigeriana di 34 anni, aveva reclutato in patria alcuni anni fa la connazionale, che aveva portato in Italia con la promessa di un lavoro regolare. Una volta giunte in provincia di Ascoli, l’aveva avviata alla prostituzione assicurandole un alloggio ed accompagnandola quotidianamente sulla bonifica del Tronto.

La 23enne era obbligata a corrisponderle il denaro incassato, che è stato accertato essere all’incirca 30.000 euro nell’arco di tre anni. Quando la ragazza si rifiutava di dare i soldi veniva minacciata e percossa. Il culmine delle violenze si è registrato una notte di ottobre del 2013, quando la ragazza, all’ennesimo rifiuto di versare il denaro guadagnato nella serata, è stata malmenata dapprima con calci e pugni e poi colpita alla testa con una bottiglia di vetro che le causava una vistosa ferita lacero-contusa alla fronte. Non contenta la sfruttatrice le afferrava la mano destra e le mordeva il dito anulare, provocandole la parziale amputazione.

I carabinieri, chiusa l’indagine, hanno rintracciato la nigeriana 34enne e le hanno notificato l’ordinanza di applicazione della misura cautelare personale del divieto di dimora emessa dal gip del tribunale di Teramo Giovanni de Rensis – su richiesta del pubblico ministero Stefano Giovagnoni –, con la quale viene disposto il divieto di dimora nei comuni di Alba Adriatica, Ancarano, Castel di Lama, Colonnella, Controguerra, Martinsicuro e Sant'Egidio alla Vibrata (praticamente i luoghi ove la vittima esercita la prostituzione. La nigeriana, convivente con la vittima, è indagata per i delitti di reclutamento, favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione e lesioni personali aggravate.

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