Appello del sindaco per l’allargamento della maggioranza 

D’Alberto si rivolge in particolare a Di Dalmazio e Cavallari «Insieme su ricostruzione, ospedale e Camera di commercio»

TERAMO . «Un nuovo inizio, in cui tutti abbiano pari dignità e cittadinanza nella definizione dei percorsi e delle decisioni future». Con queste parole il sindaco Gianguido D’Alberto apre all’allargamento della maggioranza in Comune. Lo fa in una lettera aperta che suona come un appello a quella parte dell’opposizione che finora gli è stata tutt’altro che ostile. «Mi rivolgo a tutte le forze civiche e democratiche presenti dentro e fuori il consiglio comunale, a tutti i partiti che condividono i nostri valori e i nostri obiettivi», afferma D’Alberto, «per dare il via ad una nuova fase dell’azione politica e amministrativa del nostro Comune».
I destinatari dell’invito, s’intuisce, sono in particolare il gruppo di Mauro Di Dalmazio e Graziano Ciapanna e quello di Giovanni Cavallari, eletti in quota di minoranza, anche se la platea a cui fa riferimento il sindaco è molto più ampia e generica. «Con la generosità politica che è stata per noi un elemento caratterizzante», evidenzia, «ci apriamo con l’obiettivo di dare nuova linfa e nuovo slancio ad un’esperienza già di per sé elettrizzante ed entusiasmante, con la consapevolezza di non essere i soli ad avvertire la responsabilità che oggi deriva dal ruolo che siamo chiamati a esercitare». L’apertura segue a ruota l’ingresso in consiglio del gruppo di Italia viva nel quale sono confluiti gli ex Teramo 3.0, la vicesindaco Maria Cristina Marroni, Giovanni Luzii e Osvaldo Di Teodoro, nonché Flavio Bartolini fuoriuscito dal Pd. Gli equilibri interni alla coalizione, che in partenza è stata civica-Pd, sono insomma destinati a cambiare ancora.
All’avvio dell’esperienza che l’ha portato all’elezione a sindaco nel giugno del 2018 fa riferimento D’Alberto nella lettera aperta. «Abbiamo dato voce alla richiesta dei nostri concittadini di qualcosa di nuovo, capace di dare risposte concrete a istanze rimaste inascoltate da parte di chi amministrava, siamo ripartiti dal basso», sottolinea, «abbiamo dato un senso a quel civismo democratico che doveva essere il perno di un’azione di rilancio della nostra Teramo, duramente provata dalle calamità naturali e da scelte messe in campo da una classe dirigente che aveva anteposto interessi personali al perseguimento del bene collettivo». Quell’operazione è partita «non da una posizione antitetica, di opposizione, quanto piuttosto in un’ottica di collaborazione con quanti condividessero i nostri principi e obiettivi». D’Alberto elenca le «sfide impegnative» da affrontare: ricostruzione post sisma, realizzazione del nuovo ospedale che «non è un tema di contenitore, bensì di contenuto», contrasto alla perdita di ulteriori presidii «di cui la Camera di commercio rappresenta solo un ultimo capitolo».
(g.d.m.)
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