Arrestato l’imprenditore Carlo Palumbi 

Fratello del sindaco di Torricella, è titolare dell’impresa edile Procaccia di Val Vomano e consigliere dell’Ance Teramo

TERAMO. «Avrei piacere da avere almeno un altro caffè». Questo il linguaggio in codice emerso dalle intercettazioni che ha portato, ieri mattina, a cinque arresti: un geometra del Comune di Ancona e quattro imprenditori, di cui uno teramano, ritenuti responsabili di corruzione aggravata.
Gli arrestati dalla polizia e dai colleghi della polizia giudiziaria della municipale, sono, oltre al geometra Simone Bonci, 40 anni, istruttore amministrativo dell'area manutenzione, frana e protezione civile, finito in carcere, quattro imprenditori posti ai domiciliari: Carlo Palumbi, 66 anni di Torricella, proprietario con la moglie della Procaccia & C . srl di Val Vomano, Marco Duca 53 anni della Duca Marco & C. di Cupramontana (Ancona), Tarcisio Molini, 65 anni della Mafalda Costruzioni di Cingoli (Macerata), Francesco Tittarelli, 69 anni, della Tittarelli di Montesicuro (Ancona). Palumbi, fratello del sindaco di Torricella Daniele, è titolare con la moglie di un’impresa che conta una quindicina di dipendenti ed è specializzata in opere stradali. Palumbi, che è anche nel direttivo dell’Ance, vive a Torricella con la famiglia.
L’inchiesta, chiamata ’Ghost jobs’ è iniziata nell’autunno del 2018, e si è focalizzata sul dipendente comunale che, secondo gli inquirenti, senza osservare il principio di rotazione degli inviti e delle assegnazioni dei lavori, liquidava il compenso in modo diretto e sistematico sempre alla stessa rosa di ditte “amiche”. Da quanto è emerso, di fronte a «una moltitudine di lavori» questi in gran parte non erano mai eseguiti e, in altri numerosi casi, eseguiti solo in parte e per un valore di gran lunga inferiore a quello corrispondente al denaro pubblico erogato. In cambio il dipendente pubblico riceveva dagli imprenditori amici quelle che gli inquirenti hanno definito «ogni forma di illegittima utilità riscontrata durante l’attività di indagine». Nel corso dell’attività investigativa sono emersi altri fatti delittuosi che hanno coinvolto 30 persone, indagate a vario titolo per i reati di abuso d’ufficio, falsità materiale e ideologica in atti pubblici, turbata libertà degli incanti e in materia ambientale, truffa aggravata ai danni dello Stato finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche e rifiuto d’atti d’ufficio.
L'accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto di Ancona Valentina D'Agostino (ex sostituto procuratore a Teramo) e dal pm Ruggiero Dicuonzo, è corruzione aggravata. Un ruolo determinante l’hanno avuto le intercettazioni. «Qua un caffè te l'ho dato, mò ti do un caffè Hag, poi faremo un cappuccino, dammi qualche lavoro». Il dialogo intercettato e filmato dalla polizia negli uffici comunali di Ancona, tra un dipendente pubblico e un imprenditore, sintetizza i termini dell'accusa. I caffè, per gli inquirenti, erano mazzette, varie utilità (dalla telecamera hi-tech ai lavori edili per un bagno in un'abitazione privata) per favorire un “cartello” di imprese in appalti con un corollario di compensazioni e lavori “fantasma”.
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