l'inchiesta

Banda delle carte clonate, in 10 a processo a Teramo

La distrettuale chiede e ottiene il giudizio immediato. C’è anche Marcozzi, ma il suo legale protesta: "Decreto illegittimo"

TERAMO. Il pm della procura distrettuale David Mancini impacchetta le prove sulla presunta banda delle carte clonate e, codice alla mano, chiede ed ottiene il giudizio immediato. Il decreto firmato dal gip Giuseppe Romano Gargarella mette la parola fine alle indagini e manda a dibattimento, scavalcando l’udienza preliminare, i dieci indagati di associazione a delinquere. Tra questi c’è anche Nicola Marcozzi, da meno di un mese tornato presidente dell’Anmil (l’associazione mutilati e invalidi del lavoro che è del tutto estranea all’inchiesta). Su Marcozzi, finito agli arresti domiciliari , nei mesi scorsi si è espresso il tribunale del Riesame dell’Aquila che ha accolto il ricorso dei difensori rimettendolo in libertà.

E proprio facendo riferimento a questo che l’avvocato Elvio Fortuna, legale di Marcozzi, definisce «illegittimo il decreto di giudizio immediato emesso dal gip nei confronti di Marcozzi». Scrive Fortuna in una nota: «Si rappresenta la totale illegittimità dell'adozione dell'atto da parte del gip, emesso in palese violazione dell'articolo 455 comma 1bis del codice di procedura penale. Il predetto articolo vieta in modo assoluto di poter procedere nelle forme del rito immediato (rito che si adotta quando la prova appare evidente) quando l'ordinanza che dispone la custodia cautelare è annullata per insussistenza di gravi indizi di colpevolezza, così come accaduto per la posizione di Marcozzi ove il tribunale del Riesame ebbe ad annullare l'ordinanza di custodia cautelare non ravvisando alcun indizio di colpevolezza nei confronti del Marcozzi. Non si comprendono quindi le ragioni che hanno indotto un magistrato dall'alto profilo professionale ad emettere un provvedimento così grave in violazione delle norme di legge, valutazioni che competeranno comunque alle autorità a ciò preposte. Marcozzi si dichiara sereno e confida nella magistratura nella certezza che verrà dimostrata la propria estraneità ai reati contestati così come già avvenuto dinanzi al tribunale della Libertà».

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Prima udienza il 15 ottobre a Teramo, oltre che per Marcozzi, per Adeel Farooq, 31 anni; Fabio Romolo, 37 anni, di Alba; Carlo Bruni, 54 anni, di Alba; Mauro Bottini, 50 anni, di Teramo; Ionel Marcu Ovidiu Malain, 30 anni, romeno; Graziano Vagnoni, 46 anni, di San Benedetto; Marco Luciani, 47 anni, di Civitanova Marche; Franco Di Nicola, 43 anni, di Penna Sant’Andrea; Alona Osipova, 34 anni, russa. Oltre all’associazione, la procura contesta (a tutti tranne che a Marcozzi) la ricettazione e l’accesso abusivo a sistemi informatici (il reato che ha fatto scattare la competenza della procura distrettuale). La procura ipotizza anche l’aggravante della transnazionalità. A capo dell’organizzazione la procura mette il pakistano Farooq, (assistito dagli avvocati Amedeo Di Odoardo e Francesco Sibio). E intorno al pakistano, secondo l’accusa, gravitano tutti gli altri. Scrive Gargarella «Farooq è da ritenersi il fulcro dell’attività criminale attorno al quale ruotano gli altri affiliati per i contatti per l’utilizzo e la monetizzazione dei codici illegalmente acquisiti. La centralità del suo ruolo emerge tra l’altro dal con tenuto di numerosi colloqui dai quali traspare l’indispensabilità della sua opera, senza la quale gli altri indagati sarebbero privi della materia prima per la realizzazione delle transazioni».

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