Blitz a sorpresa di Arta e Noe alla Veco

Martinsicuro, Confindustria scrive a due ministri: «Stanno facendo chiudere un’azienda che dà lavoro a 160 persone»

MARTINSICURO. Nuovo blitz dell’Arta nello stabilimento della Veco a Martinsicuro. I tecnici dell’agenzia si sono presentati alle 6 di martedì mattina per fare ulteriori rilievi. La situazione si fa sempre più pesante per la fonderia che oltre ai controlli dell’Arta, ha subito anche controlli del Noe. In ballo c’è l’ordinanza anti-rumore del sindaco di Martinsicuro, Paolo Camaioni, che impone all’azienda pesanti vincoli che incidono sulla produzione, vietando nei fatti il lavoro di notte. Ordinanza contro cui l’azienda ha presentato ricorso al Tar, che si pronuncerà a giorni.

Nel frattempo scendono in campo, separatamente, Confindustria e il sindacato. La prima scrive una lettera ai ministri dell’Ambiente Andrea Orlando e dello Sviluppo Economico Flavio Zanonato, oltre che ai parlamentari teramani e ai vertici regionali e provinciali, Comune, Arta e Asl. Il secondo esprime dubbi sul ruolo del Comune nella vicenda.

Confindustria. Nella lettera Confindustria fa notare come a pochi metri della Veco ci sia «il Condominio Adriatico che sembrerebbe abitato stabilmente da una sola famiglia e solo nel periodo estivo dagli altri condomini». Il presidente, Salvatore Di Paolo, invoca più chiarezza: «L'ordinanza del sindaco a quanto mi è stato riferito è stata emessa dopo un esposto presentato da un comitato di cittadini e poi la stessa amministrazione ha chiesto all'Arta di Teramo di effettuare le necessarie verifiche tecnico/strumentali. Le risultanze della verifica fanno riferimento a valori che non sarebbero compatibili con la zona dove è ubicata l'azienda. Infatti recita il verbale… “la sorgente indagata è collocata in classe IV, l'abitazione che sarebbe stata prescelta è collocata in classe III”». Confindustria ricorda che nel 2007 venne approvato il piano di classificazione acustica che poneva la Veco in classe quinta, cioè in zona industriale con meno vincoli, ma poi è rimasto in sospeso.

«Non si comprendono le ragioni del mancato adeguamento del piano comunale di classificazione acustica approvata dal consiglio», osserva Di Paolo, «è lecito chiedersi perché il tecnico redattore del piano non ha provveduto all'adeguamento degli elaborati tecnici agli emendamenti approvati della citata delibera? I controlli è giusto che si facciano e aggiungo, ci devono sempre essere, ma non possiamo non rilevare un certo accanimento nei confronti di una storica azienda della provincia. Mi auguro che questa triste situazione trovi una rapida soluzione che non penalizzi ulteriormente questa importante realtà industriale che dà stabile occupazione a oltre 160 unità tra diretti e indotti. Non mi pare meriti di essere trattata come fuorilegge, l'ambiente di lavoro può essere migliorato ma i tempi non sono rapidi anche perché il tutto deve essere compatibile con un piano economico». Non a caso nella lettera ai ministri Confindustria «stigmatizza l’atteggiamento “vessatorio” nei confronti della società in cui managment percepisce queste azioni come accanimento finalizzato a mettere in difficoltà l’attività produttiva e portarla forse, nel breve periodo, addirittura alla cessazione. A questo punto è lecito domandarsi: qualcuno auspica che la Veco cessi l’attività? Qualcuno si sente suggestionato e, coprendosi sotto l’enfasi di comitati cittadini vuole riproporre in provincia di Teramo un caso Ilva?Forse qualcuno auspica un futuro diverso per l’area industriale in cui insiste lo stabilimento, atteso che l’azienda è in prossimità del mare?».

I sindacati. «C’è un atteggiamento poco chiaro del Comune», commenta Giampiero Dozzi, segretario provinciale della Fiom Cgil, «infatti ancora non si riunisce tavolo tecnico, la cui istituzione è stata decisa con una mozione in consiglio comunale. Il sindacato vuole sapere quale è politica del sindaco. Il tavolo è necessario anche per discutere e avviare un programma di investimenti per risolvere situazione. Quando ci confrontiamo su salute e sicurezza noi non facciamo chiudere gli stabilimenti: l'importante è prevedere miglioramenti costanti. Invece qui assistiamo a ripetuti controlli. Vorremo capire tutti questi solleciti da dove arrivano e se sono collegate in qualche modo all’imminente pronunciamento del Tar, atteso per il 20 novembre».

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