Chiuse le indagini per l’omicidio di Amir a San Benedetto del Tronto: in cinque vanno subito a processo

Rito immediato per il ventenne elettricista giuliese che ha sferrato il fendente letale all’amico, con lui 4 imputati per rissa
TERAMO. A tre mesi dall’alba di morte sul lungomare di San Benedetto del Tronto, il primo epilogo giudiziario è un processo con il rito immediato per il delitto del 24enne Amir Benkharbouch, il ragazzo di Giulianova ucciso con una coltellata.
A giudizio per omicidio va Federico Di Stanislao, il ventenne idraulico di Giulianova, che nel corso di dichiarazioni spontanee rese nell’immediatezza dei fatti ha dichiarato di aver colpito per sbaglio l’amico al termine di una violenta rissa con un altro gruppo di ragazzi scoppiata in una discoteca e poi degenerata sul lungomare. Con lui vanno a processo altri quattro che quella sera si affrontarono a colpi di coltelli e catene di biciclette con accuse che per loro vanno dalla rissa alle lesioni fino al tentato omicidio: si tratta di Denis Raul Rotaru, 23enne residente a Giulianova, che quella sera era in compagnia della vittima e dell’altro giuliese; di Helmi Nessibi, 30 anni, residente a Grottammare; di Daniele Seghetti, 31 anni, di Ripatransone e di Francesco Sorge, 31 anni, residenti a San Benedetto. La richiesta di giudizio immediato è stata fatta dal procuratore di Ascoli Umberto Monti e accolta dalla giudice Angela Miccoli che ha fissato per il 18 settembre la prima udienza anche se alcuni degli indagati potrebbero far richiesta di riti alternativi.
Secondo una prima ricostruzione della Procura ascolana (fascicolo del procuratore Umberto Monti) fatta attraverso la visione di svariate immagini di numerosi sistemi di videosorveglianza e di testimonianze, la violenza sarebbe scoppiata tra due opposti gruppi per questioni legate alla droga: quello arrivato da Giulianova composto dalla vittima, dall’elettricista e dall’ altro giovane e quello degli ascolani. Le indagini dei carabinieri hanno individuato due momenti di scontro tra i gruppi: il primo all’interno del locale Kontiki e il secondo all’esterno, sul lungomare.
Sempre secondo la versione degli inquirenti dopo la violenza scoppiata nel locale, gli addetti alla sicurezza hanno accompagnato fuori dalla discoteca i tre giovani arrivati da Giulianova e qui, una volta che anche gli altri sono usciti, è scoppiata la rissa a colpi di machete, coltelli e anche catene di biciclette. L’autopsia ha accertato che il giovane è stato ucciso da un solo colpo mortale, sferrato all’altezza del torace. Un colpo di cui Di Stanislao, nell’immediatezza dei fatti, si è assunto la responsabilità dicendo: «L’ho colpito per sbaglio nella concitazione di quei momenti».
Di Stanislao è difeso dagli avvocati Alessandro Angelozzi e Luigi Gialluca; gli altri quattro sono difesi dagli avvocati Francesco Gozzi, Paolo Pirani e Maurizio Cacaci.
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