Costruzioni, crisi senza fine Quest’anno persi tremila posti

La Fillea Cgil sottolinea che in provincia le imprese sono diminuite del 16% e i lavoratori del 18% Appello a governo e Regione: «Servono interventi seri e non a spot. L’economia riparte dall’edilizia»

TERAMO. Tremila posti di lavoro persi in un anno, in provincia di Teramo. Le costruzioni sono un settore in caduta libera.

La Fillea Cgil lancia un appello alle istituzioni locali, alla Regione e al governo affinché si legiferi «seriamente e non a spot sul settore delle costruzioni. Ormai, crediamo che tutti abbiano preso coscienza che il rilancio dell'economia del nostro Paese passa soprattutto attraverso il rilancio della filiera delle costruzioni».

I numeri forniti dal sindacato sono quantomeno inquietati, soprattutto se si considera che dietro alle percentuali ci sono persone. «Solo nel corso del 2013 la Fillea Cgil», spiega Silvio Amicucci, segretario della Fillea, « ha siglato decine di accordi di cassa integrazione e mobilità che si sono dimostrate purtroppo l'anticamera della disoccupazione, tanto che i dati Inps nel periodo gennaio-giugno 2014 sugli ammortizzatori sociali mostrano un calo del 32,6% rispetto allo stesso periodo del 2013. Questo dato potrebbe indurre all'ottimismo ma se si incrocia con i dati della Cassa Edile si capisce che non è così». Il ricorso agli ammortizzatori sociali è sceso perchè proprio non ci sono più posti in cui utilizzarli. Nel primo semestre del 2014 (che nel caso della Cassa Edile va da ottobre 2013 a marzo 2014) continuano a diminuire imprese iscritte e lavoratori, così come il monte salari e le ore lavorate, dato che si conferma nel secondo semestre (aprile-settembre 2014).

In particolare il monte salari è diminuito del 6%, la riduzione delle imprese è stata del 16% e dei lavoratori del 18%, dato che arriva al 56% se confrontato al 2008. Tradotto in numeri significa la perdita, in provincia, di più di tremila posti in edilizia quest’anno. Sono invece 12mila i posti in meno in Abruzzo, nonostante la ricostruzione post terremoto.

«Calano imprese e manodopera, mentre avanza il lavoro nero e grigio», aggiunge Fabrizio Sfrattoni della Fillea, «la mancanza di lavoro, infatti, sta colpendo soprattutto le aziende storiche, che garantivano occupazione ma anche legalità, contribuzione fiscale e sicurezza sul lavoro. I pochissimi appalti pubblici, assegnati al massimo ribasso, stanno generando una guerra tale che ci sono proposte offerte che superano il 50% del ribasso stesso». «Ad oggi, gli unici interventi pubblici cantierabili a breve fanno riferimento al "progetto scuola" del governo che prevede tre filoni: "Scuole nuove", "Scuole sicure" e "Scuole belle". Per l'Abruzzo lo stanziamento è di circa 44,4 milioni. La Fillea di Teramo considera questa misura indispensabile», osserva Amicucci. E torna a sollecitare il governo per una politica che guardi alla green economy, alla rigenerazione urbana, alla prevenzione dei dissesti idrogeologici. Alla Regione «chiediamo di istituire la stazione unica appaltante adottando nelle gare l'offerta economicamente più vantaggiosa, eliminando il massimo ribasso, legiferando rapidamente per riformare i centri per l'impiego. Alle istituzioni locali chiediamo un impegno maggiore per tutelare la manodopera locale espulsa dal mercato e forti azioni di contrasto all'uso della manodopera in nero e grigio, anche con protocolli di legalità», conclude Sfrattoni.

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