Crac Di Mario Di Matteo a processo e stralcio per Nisii

Chiusa con 33 rinvii a giudizio l’inchiesta sulla bancarotta Per l’ex presidente Tercas la decisione slitta a settembre

TERAMO. E’ l’epilogo dell’inchiesta bis sul crac della ex Tercas, quella sul fallimento milionario della Dimafin del costruttore molisano Raffaele Di Mario.

Ieri mattina il gup del tribunale di Roma Bernadette Nicotra ha rinviato a giudizio 33 imputati per reati che vanno dalla bancarotta fraudolenta preferenziale a quelli fiscali. Tra questi l’ex direttore generale della ex Tercas Antonio Di Matteo, lo stesso Di Mario e numerosi suoi collaboratori, dirigenti di altre banche coinvolte nel crac Dimafin come, si legge nell’avviso di conclusione delle indagini, «Unicredit Corporate Banking, (ora UniCredit Banca) e Banca Italease». Stralciata la posizione dell’ex presidente della ex Tercas Lino Nisii: per lui, la cui difesa ha chiesto l’applicazione della normativa legata ai residenti nel cratere sismico e quindi lo slittamento dei tempi, il gup deciderà nell’udienza del 22 settembre. La prima tappa del processo è fissata per il 30 maggio. I fatti contestati si riferiscono ad un periodo compreso tra il 2008 e il 2011. Secondo le accuse ipotizzate dai pm romani Francesca Rey e Giuseppe Cascini, e tutte da verificare nel corso dell’istruttoria dibattimentale, ci sarebbe stato un piano delle banche, in vista del crac della Dimafin, per erogare finanziamenti alla società di Di Mario in modo da tenerla in vita e avere più tempo per recuperare l’enorme esposizione che il costruttore molisano aveva con gli istituti di credito. In tal modo – sempre secondo le accuse – le banche coinvolte nell’inchiesta avrebbero favorito i loro interessi ai danni degli altri creditori della Dimafin, in primis dipendenti, fornitori e Fisco. All’inizio dell’inchiesta lo stesso Di Mario (all’epoca arrestato) avrebbe riferito ai magistrati che le banche, pur conoscendo i gravi problemi finanziari del suo gruppo, avrebbero imposto alla Dimafin tutta una serie di operazioni in perdita a loro esclusivo vantaggio: i finanziamenti erogati tornavano agli istituti di credito, come anche le imposte destinate all’erario. Di Mario è assistito dagli avvocati Gianni Falconi e Giuseppina Di Massimo, che hanno rinunciato alla sospensione per il terremoto. Di Matteo è già a processo nell’altro procedimento in corso a Roma e che riguarda il crac della ex Tercas. Processo che resta nella Capitale. Così, infatti, qualche mese fa ha deciso la nona sezione penale del tribunale della Capitale, presieduta dal giudice Caterina Brindisi, che ha respinto tute le eccezioni presentate dalle difese, a cominciare da quella decisiva dell’incompetenza territoriale del collegio giudicante. Secondo agli avvocati, infatti, il processo doveva essere spostato a Teramo dove avrebbero avuto origine i reati contestati; per il tribunale, invece, la competenza resta quella di Roma.(d.p.)

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