D’Alberto: il Ruzzo ha rischiato il crac per cattiva gestione 

«La società salvata solo dalla proroga della concessione E senza sprechi le tariffe sarebbero diminuite del 25%»

TERAMO. «Lo slittamento della scadenza della concessione al 2027, approvato sulla scorta dell’emendamento presentato dal consigliere regionale Sandro Mariani, ha aiutato a dare respiro alla Ruzzo Reti che, come confermato espressamente dall’Ersi, al 2022 era di fatto una società “decotta” a causa di una gestione che pregiudicava la conferma dell’affidamento in house alla scadenza naturale della concessione stessa. E ha permesso, grazie a una serie di operazioni contabili non strutturali, una diminuzione della tariffa sostanzialmente inferiore a quanto annunciato e decisamente più bassa rispetto a quanto hanno pagato e stanno pagando in più i cittadini teramani. Infatti gli aumenti degli anni passati e le entrate straordinarie legate ai contributi per il cratere hanno portato complessivamente, in soli due anni, circa 24 milioni di euro nelle casse della società. Un dato a fronte del quale la tariffa sarebbe dovuta diminuire almeno del 25%, perché quelle somme, non utilizzate per investimenti, dovrebbero essere restituite alla collettività». Così il sindaco di Teramo Gianguido D’Alberto, che ieri è comparso in audizione nella seduta della Commissione regionale d’inchiesta sull’acqua insieme all’assessore al bilancio e alla gestione delle partecipate Stefania Di Padova.
Davanti alla presidente della commissione Sara Marcozzi il primo cittadino di Teramo, nel ricordare come le ultime governance della società si siano trovate a dover fronteggiare una situazione di criticità che si era strutturata negli anni, ha sottolineato che «proprio a fronte di una situazione così difficile sarebbe stata necessaria una gestione virtuosa, soprattutto in termini di costi fissi. Al contrario i costi del personale sono aumentati e sono superiori di circa quattro milioni a quanto stabilito dal piano d’ambito, sono lievitati i costi delle consulenze anche fronte dello smantellamento del servizio legale, sono aumentati i lavoratori interinali e gli avanzamenti di livello e non c’è stata alcuna chiarezza, come da noi richiesto, sull’attendibilità dei crediti».
L’audizione del primo cittadino da parte della Commissione d’inchiesta sull’acqua è arrivata a pochi giorni dall’assemblea dell’Assi che ha approvato, alla presenza del 50% dei sindaci e con l’astensione del Comune di Teramo e di quello di Isola del Gran Sasso, l’aggiornamento biennale della predisposizione finanziaria 2022-2023. Assemblea nel corso della quale, aggiunge D’Alberto, «a fronte di una situazione di difficoltà che permane, il Comune di Teramo, che aspetta da tempo che venga presentato un piano di risanamento e di salvataggio che consenta di ricreare le condizioni per la conferma dell’affidamento in house», era tornato a chiedere «chiarezza proprio sull’attendibilità dei crediti iscritti in bilancio senza avere risposta. Nonostante questa situazione, a fronte di alcuni aspetti positivi, rilevati dall’Ersi, che ci confermano la bontà della battaglia portata avanti in questi anni, che ha costretto la Ruzzo Reti ad ascoltare l’Ente regionale del servizio idrico integrato e il sindaco della città capoluogo, insieme ai primi cittadini che hanno condiviso le nostre preoccupazioni, e a iniziare a mettere in atto alcuni cambiamenti, il Comune si è astenuto sull’approvazione dell’aggiornamento biennale della tariffa che è stata approvata da 23 sindaci sui 25 presenti».
Un’astensione, quella del Comune capoluogo in sede di assemblea dei sindaci, che per il sindaco D’Alberto e l’assessore Di Padova ha rappresentato «pur nella persistenza di tutta una serie di criticità, un’apertura di credito da parte del Comune capoluogo nei confronti delle prospettive societarie, sulla scia di quella battaglia per il risanamento della società Ruzzo Reti e la tutela del diritto dei cittadini a pagare una tariffa giusta, che questa amministrazione ha sempre portato avanti».(red.te)