Detenuto morto nel carcere di Castrogno, per la Procura non ci sono responsabilità

10 Dicembre 2025

C’è la richiesta di archiviazione per il medico e i due infermieri iscritti nel registro degli indagati. Il 46enne di Mosciano fu stroncato da un attacco cardiaco. Il pm: «Garantita l’assistenza prevista»

TERAMO. Tra le tante inchieste in corso sui detenuti morti nel carcere di Castrogno nell’ultimo anno, c’è un fascicolo che si chiude con una richiesta di archiviazione nei confronti di un medico e di due infermieri all’epoca dei fatti in servizio nel penitenziario teramano.

L’inchiesta è quella sulla morte di Domenico Di Rocco, il 46enne moscianese di etnia rom trovato morto nella sua cella nel marzo di quest’anno.

La Procura (pm titolare del fascicolo Silvia Scamurra) ha chiesto l’archiviazione sostenendo, a conclusione delle indagini, che non sono emerse responsabilità a carico degli indagati e che tutte le procedure previste per garantire l’assistenza sono state rispettate. Da una prima ricostruzione fatta da investigatori e inquirenti il medico, alla presenza dei due infermieri, la sera prima della morte avrebbe visitato il 46enne Domenico Di Rocco dopo che quest’ultimo aveva chiesto aiuto al suo compagno di cella dicendo di non sentirsi bene. Nel corso della visita non sarebbero emerse condizioni particolari e tutti i parametri sarebbero risultati nella norma. Fino a quando, la mattina dopo, lo stesso compagno aveva dato l’allarme dopo aver tentato inutilmente di svegliare Di Rocco. I soccorsi erano stati immediati ma per l’uomo non c’è stato nulla da fare. La successiva autopsia aveva accertato un attacco cardiaco come causa della morte.

Di Rocco era in carcere dal mese di dicembre dell’anno scorso da quando un pomeriggio si era allontanato dagli arresti domiciliari per telefonare da un bar i carabinieri e chiedere di tornare in carcere perché, aveva detto all’epoca ai militari, «in casa litigo troppo con mia madre». L’uomo doveva scontare vent’anni per un cumulo di pena legato ai vari reati commessi contro il patrimonio. Secondo il Coordinamento Codice Rosso, così come riferito all’epoca, il 46enne aveva chiesto di poter scontare la pena in comunità o di tornare agli arresti domiciliari e per questo era in attesa dell’esito di un’udienza in programma per il mese di aprile. Ora sarà il gip a decidere se accogliere o meno la richiesta di archiviazione. Di Rocco è il secondo detenuto morto nel marzo di quest’anno a Castrogno: nei primi giorni del mese il 42enne Michele Venda, arrivato dal penitenziario romano di Rebibbia nel carcere teramano, è deceduto per un malore che lo ha colpito mentre stava cenando in cella. In questo caso l’inchiesta della Procura, che ha stabilito la morte per overdose all’esito dell’autopsia, è ancora in corso.

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