Discarica, i veleni ci sono ancora

TERAMO. Il laghetto visto dall’alto sembra una pozza di petrolio. L’acqua è annerita dal percolato che scola dalla massa di rifiuti accumulati lungo la scarpata sovrastante. Nella discarica di contrada La Torre il tempo si è fermato a quattro anni fa, quando scattò l’emergenza per il crollo della montagna di spazzatura. I teloni azzurri in alcuni punti sono volati via con il vento.
E dalle strisce di rifiuti a cielo aperto i liquami scivolano nell’invaso d’acqua che ristagna.

LA PROTESTA.
«Qui stiamo come il primo giorno dopo il crollo», sottolinea Francesco Di Diomede, presidente del comitato civico di La Torre che da anni si batte contro la discarica, «sono stati spesi due milioni di euro per la messa in sicurezza e siamo costretti a vivere con i biogas e il percolato che si disperdono nell’ambiente». I residenti della zona esigono che siano individuate le responsabilità. «Chi ha sbagliato deve pagare», scandisce Di Diomede, «perché finora abbiamo pagato solo noi».

IL PROCESSO.
Per il crollo dei rifiuti, che ha causato la chiusura della discarica, sono stati rinviati a giudizio amministratori e tecnici tra cui l’ex sindaco, ora presidente della Regione, Gianni Chiodi, e l’ex presidente della Provincia, ora consigliere regionale del Pd, Claudio Ruffini. L’approvazione delle norme sul processo breve, però, rischia di far scattare la prescrizione, cancellando il procedimento giudiziario.

IL PROGETTO.
«Abbiamo dato un po’ di tempo alla nuova amministrazione comunale per fare seriamente i lavori di messa in sicurezza», sottolinea il presidente del comitato, «e non ripetere gli errori fin qui commessi e che hanno portato a questo risultato». La giunta Brucchi ha appaltato l’intervento che consentirà di ancorare meglio i teloni che coprono il pattume e ridurre del 70% la produzione di percolato. L’operazione dovrebbe abbattere i costi di captazione dei liquami, per i quali al momento l’amministrazione spende 70mila euro al mese.

LA PROPOSTA.
Nei giorni scorsi è anche spuntata la proposta della Team di installare all’interno della discarica un impianto per il trattamento dei liquami. Il comitato è tornato sul piede di guerra, temendo che a La Torre sarebbero arrivati camion con il percolato proveniente da altre discariche e la struttura non sarebbe stata più chiusa, a differenza di quanto annunciato dall’amministrazione. Il sindaco Maurizio Brucchi e l’assessore all’ambiente Rudy Di Stefano hanno chiarito però che l’impianto non sarà installato in quella zona. «Dopo 15 anni di sacrifici meritiamo un po’ di attenzione», conclude Di Diomede, «il sindaco ci ha dato ragione e ha mantenuto la promessa fatta in campagna elettorale».