File pedopornografici nel pc ma il tribunale lo assolve

Il computer con le immagini trovato nella stanza dei due figli maggiorenni L’imputato, residente a Sant’Egidio, ha sempre negato di averlo usato

TERAMO. Era finito a processo con la pesante accusa di detenzione di materiale pedopornografico perché nel computer della sua abitazione erano stati trovati decine di file con foto di bambini. Ma al termine dell’istruttoria dibattimentale il tribunale lo ha assolto per non aver commesso il fatto. Perché quelle immagini scabrose sul computer sono state trovate, quindi il fatto c’è, ma non è stato provato che siano riconducibili all’agire dell’uomo visto che a quel pc avevano accesso in tanti, a cominciare dai due figli maggiorenni dell’uomo. Per conoscere i perché della sentenza bisognerà aspettare le motivazioni (presidente del collegio Roberto Veneziano, a latere Sergio Umbriano e Belinda Pignotti), ma a chi ha seguito le varie udienze appare evidente che nessuna prova si è formata in aula. In particolare nessuna prova che l’uomo, un albanese padre di cinque figli di cui due maggiorenni, fosse l’unico fruitore del pc.

Un computer che, all’epoca dei fatti e del sequestro, venne trovato nella stanza dei due figli più grandi dell’uomo che quella mattina, al momento dell’irruzione degli agenti, si stavano preparando per andare a lavorare. L’uomo ha sempre sostenuto di non aver mai usato il computer e di non conoscerne il contenuto.

Ieri mattina, al termine dell’istruttoria dibattimentale, è stato lo stesso pm della procura distrettuale dell’Aquila (competente per il tipo di reato contestato) a chiedere l’assoluzione dell’uomo. Due anni fa l’uomo era finito nella rete della polizia postale nell'ambito di una maxi inchiesta sulla pedopornografia che aveva interessato diverse regioni italiane.

L’operaio, all’epoca dei fatti residenti a Sant’Egidio alla Vibrata, era finito a processo con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico nell’ambito di indagini nazionali della polizia postale. Secondo l’accusa sul computer trovato nell’abitazione dell’uomo sarebbero stati trovati vari file pedopornografici scaricati da Emule e messo in condivisione con altri utenti. Da qui l'accusa di detenzione e diffusione di materiale pedopornografico, con gli atti che all'epoca furono inviati per competenza alla procura di Macerata. E proprio a Macerata l'uomo fu rinviato a giudizio, con il tribunale che però si dichiarò incompetente rinviando tutti gli atti alla procura distrettuale dell'Aquila. Da qui, dunque, l’avvio di altro procedimento nei confronti dell’uomo che è finito a processo a Teramo e che ieri è stato assolto per non aver commesso il fatto. Restano quelle inquietanti immagini di bambini trovate in un computer.(d.p.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA