CORONAVIRUS / PROVINCIA TERAMO

Focolaio della variante Delta nato da un aperitivo sulla costa

Il nome del locale non è stato reso noto dalla Asl. Gli altri tre casi dei giorni scorsi riguardano il personale di una struttura ricettiva e due famiglie dell'entroterra

TERAMO. L’ombra della variante Delta si allunga sull’estate dei teramani. Estate cominciata per troppi come se il Covid non ci fosse più, con movida sfrenata soprattutto nei locali della costa. Ed è stato proprio in un locale della riviera teramana, che per motivi di opportunità non è stato reso noto dalla Asl, che si è sviluppato uno dei quattro focolai di variante Delta dei giorni scorsi. Cosa è accaduto? Nulla di diverso da quello che accade in tanti altri luoghi del divertimento giovanile: un assembramento di decine e decine di ragazzi in occasione di un aperitivo in musica vista mare. Le mascherine, in occasioni del genere, sono ora più che mai un optional: e il Covid ha avuto vita facile nell’insinuarsi tra uno spritz e un mojito.
Anche un altro focolaio della temuta variante indiana è nato sulla costa ed è legato alla stagione turistica appena iniziata, essendosi sviluppato tra il personale di una struttura ricettiva. Gli altri due si sono sviluppati invece in modo più “normale”, ovvero in famiglia, entrambi nell’entroterra. In tutti e quattro il veicolo del virus sono dei giovani. Nel complesso la settimana che si avvia a chiudersi ha visto 70 nuovi contagi Covid in provincia di Teramo, una dozzina dei quali riconducibili alla variante indiana: che non è ancora dominante sul territorio ma, secondo quanto prevedono gli esperti, lo diventerà presto perché particolarmente aggressiva.

I teramani in isolamento domiciliare sono oltre 200. Il punto della situazione è d’obbligo con il direttore generale della Asl Maurizio Di Giosia, che dice: "I giovani devono stare attenti quando vanno a fare gli aperitivi o stanno negli stabilimenti balneari, devono continuare a usare le precauzioni, devono essere consci che il virus circola ancora e che può recare danni non solo a loro stessi, ma anche ai loro familiari. E possono essere danni seri, perché ci sono tanti giovani che non si sono ancora vaccinati e che hanno genitori a loro volta giovani, non ancora vaccinati o che hanno avuto solo la prima dose, che non garantisce la copertura totale. E infatti qualche ricovero nuovo si ricomincia a vedere, proprio oggi (ieri, ndr) ne abbiamo fatto uno. Anche se non sono persone che devono essere intubate, la cosa è preoccupante".

Di Giosia fa un confronto con l’inizio dell’estate 2020 e non ne viene fuori nulla di rassicurante, anzi. "Sembra assurdo", dice il direttore generale, "ma l'anno scorso in questo stesso periodo non avevamo contagi anche se non c'era nessun vaccinato. Oggi abbiamo vaccinato una buona percentuale della popolazione e ci sono i contagi. Con la settantina di nuovi casi in questa settimana abbiamo 150 contagiati in totale".

E la campagna vaccinale? "Va avanti, dei numeri riusciamo ancora a farli, ma", ammette Di Giosia, "non sono più i numeri di prima e quelli che ci aspettavamo. Mi auguro che la gente torni a vaccinarsi e capisca che è l'unico modo che abbiamo per uscire dall’incubo".
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