I ristoratori teramani: «Giù le mani dalle Virtù»

Il simbolo della cucina locale finisce anche in una sagra di Tortoreto Pompa, Schillaci e colleghi sbottano alla vigilia del primo maggio

TERAMO. Giù le mani dalle Virtù: l'Associazione ristoratori teramani dentro le mura (Art) scende in campo a tutela dell'eccellenza culinaria teramana. Con l'avvicinarsi della festività del 1° maggio, accade che a Tortoreto lido l'amministrazione comunale in collaborazione con l'associazione il Veliero e gli albergatori locali, abbia organizzato una sagra che annovera fra i piatti anche la pietanza doc teramana. Ma Art insorge: «Le vere Virtù sono solo teramane, per il resto si tratta di minestroni». Più che una presa di posizione campanilistica l'iniziativa dei cinque ristoratori, che ieri mattina in una conferenza stampa hanno messo in guardia i consumatori, vuole essere una difesa strenua della storia che rende unica tale pietanza. Paolo Pompa, Egidio Filipponi, Francesco Auricchiella, Graziano Celli e Marcello Schillaci hanno ricordato come nel 2011 il piatto sia stato inserito dal Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali nell'Elenco nazionale dei prodotti agroalimentari tradizionali: le virtù sono diventate piatto Stg ossia "Specialità tipica garantita", come indicato nella Gazzetta ufficiale n.159 dell'11 luglio 2011.

«Ci sentiamo defraudati, le virtù non possono essere servite in una sagra. La pietanza è delicata e complessa e richiede una lunga preparazione, anche dieci giorni considerando il tempo necessario per reperire tutti gli ingredienti che poi vanno cucinati singolarmente. Noi stessi per tutelare la ricetta abbiamo aderito a un disciplinare che è stato scritto da un comitato composto da dodici persone tra antropologi, ricercatori storici, esperti della cucina antica teramana, capisaldi della ristorazione tradizionale locale, rappresentanti della Camera di Commercio, dell'Arssa e degli organi di controllo». Una ventina sono i ristoratori della provincia che hanno aderito al disciplinare: gli esercizi sono riconoscibili dal marchio color malva che recita «Qui si fanno le vere Virtù della tradizione teramana». Tutto il resto... sono plagi.

Emanuela Michini

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