Il marito confessa: l'ho uccisa io

Il movente dell'omicidio di Maria Rosa Perrone è la gelosia. L'ex marito William Adamo confessa davanti al gip: un monologo freddo e lucido di quasi due ore. Gli inquirenti: delitto premeditato

TERAMO. L'uxoricida di Alba Adriatica, William Adamo, confessa davanti al gip Marina Tommolini, il magistrato chiamato a convalidare il suo arresto. Più che un interrogatorio, nel carcere di Castrogno si svolge un monologo. Due ore di sfogo, a tratti lucido a tratti confuso, nelle quali l'ex commerciante di 59 anni originario di Iglesias racconta perché è arrivato a uccidere con dieci coltellate al volto, al collo e all'addome, domenica pomeriggio, la moglie Maria Rosa Perrone, commerciante albense di 51 anni, dalla quale si era separato un anno e mezzo fa. Il movente sarebbe un risentimento fortissimo e complesso verso la donna che gli aveva dato quattro figli e insieme alla quale aveva portato avanti a lungo un'attività commerciale.

«È semplicistico parlare di sola gelosia», dice l'avvocato di Adamo, Tommaso Civitarese. Anche se la gelosia verso la donna, che aveva da poco cominciato una relazione con un altro uomo, sarebbe stata decisiva per scatenare la furia omicida. Che, secondo gli inquirenti, è stata premeditata.

I DUBBI.
Al termine dell'udienza, alla quale ha partecipato il pubblico ministero Bruno Auriemma, il gip Tommolini si è riservato la decisione sulla misura cautelare da adottare nei confronti di Adamo. Data per scontata la convalida del fermo, i dubbi del magistrato possono essere legati al semplice fatto che l'uomo ha collaborato; ma forse anche all'esigenza di chiarire se abbia un vizio, parziale o totale, di mente. L'impressione è che, comunque, l'inchiesta verrà chiusa molto presto. Quanto alla strategia difensiva, l'avvocato Civitarese per impostarla attende l'esito dell'autopsia, che sarà effettuata oggi dall'anatomopatologa Gina Quaglione. Tutto dipende se verrà stabilito o meno un nesso causale chiaro tra le coltellate inflitte da Adamo e la morte. La donna, infatti, non è morta subito ma tre ore dopo l'accoltellamento. Dall'ospedale di Sant'Omero, dove ha ricevuto le prime cure e non sembrava gravissima, stavano per trasferirla a Teramo quando si è di colpo aggravata. Per un'emorragia interna dovuta alle ferite? Tutto fa pensare di sì, ma sarà l'esame medico-legale a dare la risposta.

VALIGIA E MESSAGGI.
La premeditazione del delitto - avvenuto nell'auto della vittima durante un incontro concordato tra i coniugi e davanti agli occhi dell'ultimogenito, un ragazzo autistico - secondo gli investigatori c'è tutta. Lo dimostrano alcuni particolari scaturiti dalla perquisizione che i carabinieri della compagnia di Alba hanno effettuato in casa dell'uomo. William Adamo a casa aveva lasciato su un tavolo dei messaggi, scritti sul retro di alcuni quadri, che fanno pensare alla maturazione di un gesto estremo. E, soprattutto, aveva pronta una valigia piena di vestiti. Sapeva, evidentemente, di finire dietro le sbarre dopo aver commesso l'uxoricidio. Del resto all'arrivo della pattuglia dei carabinieri sul luogo dell'accoltellamento, in via Gorizia ad Alba Adriatica, non ha opposto resistenza, lasciando cadere a terra il coltello da bistecca utilizzato per colpire la moglie.

LE AGGRAVANTI.
Quattro finora le aggravanti contestate ad Adamo: vincolo familiare, efferatezza, porto abusivo di arma da taglio e futili motivi. Ma è destinata ad aggiungersi anche la premeditazione. Se poi la lucida preparazione del gesto sia dovuta in realtà a un problema mentale, ad esempio ad una forma paranoica e ossessiva che di lucido ha solo l'apparenza, al momento è impossibile dirlo. Dovrà essere eventualmente il gip a disporre una perizia psichiatrica.

I TESTIMONI.
I testimoni-chiave saranno soprattutto i due coraggiosi cittadini che hanno assistito alla scena dell'accoltellamento. Sono stati attirati dalle urla di Adamo, che insultava la moglie e le diceva: «Sono trent'anni che mi tradisci». Sono intervenuti per fermare l'assassino, che si è calmato di colpo al punto da dire alla moglie ferita: «Passerotto, non andare via». Poi hanno cercato di tamponare le ferite della donna con dei fazzolettini di carta. Ma altrettanto importante sarà la testimonianza dei familiari di Maria Rosa e dei conoscenti per ricostruire i rapporti che intercorrevano tra i coniugi separati. Intanto, oltre al coltello, gli inquirenti hanno sequestrato l'auto della vittima, una Suzuki Swift, all'interno della quale sono visibili diverse macchie di sangue.
(Ha collaborato Alex De Palo)

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