Il Tar: illegittime le 12mila multe ma senza ricorso non si cancellano

Il prefetto non poteva intervenire sulle contravvenzioni già pagate (l’incasso resta al Comune) né su quelle non pagate per cui non ci si è opposti (l’ente sta valutando se può recuperarle)

TERAMO. La prefettura di Teramo aveva ragione ad accogliere i ricorsi degli automobilisti “beccati” dall’autovelox fisso di Canzano, e quindi ad annullare le sanzioni. Invece non poteva decretare l’annullamento d’ufficio di tutti i 12mila verbali scaturiti dall’attività di quella macchina, compresi cioè quelli per i quali la multa era stata pagata e quelli per i quali non era stato né proposto ricorso né pagata l’oblazione. È questo il succo della sentenza con la quale il Tar Abruzzo ha in parte respinto e in parte accolto il ricorso del Comune di Canzano contro il prefetto.

La sentenza mette un altro punto fermo nella vicenda – il più clamoroso caso di controversia sul codice della strada accaduto in provincia – ma non ne decreta ancora la conclusione. Se alla luce del pronunciamento dei giudici amministrativi è certo che i 180mila euro incassati dal Comune di Canzano grazie a chi scelse di pagare le multe sono intoccabili, e l’ente non dovrà restituirli, è tutt’altro che sicuro che l’amministrazione canzanese potrà recuperare i soldi da coloro che non hanno né pagato né fatto ricorso. I legali dell’ente – Gianni Falconi e Lucia Rita Ricchetti – dovranno valutare nei prossimi giorni come procedere. Nel frattempo al Tar pende un altro ricorso del Comune contro la prefettura, in particolare contro i provvedimenti di archiviazione delle multe decretati all’epoca dal prefetto proprio per le due categorie di cui sopra: coloro che avevano già pagato e coloro che non avevano né pagato né fatto ricorso. «Ma già con la sentenza appena emessa», dice l’avvocato Falconi, «potremmo ottenere il risultato che ci prefiggevamo con il ricorso bis. La questione va approfondita, poi saranno gli attuali amministratori comunali (diversi da quelli che installarono l’autovelox e avviarono i contenziosi, ndr) a decidere cosa vuol fare l’ente».

La vicenda dell’autovelox fisso installato lungo la statale 150, in località Piè di Corte, comincia nell’agosto del 2008. Il Comune di Canzano affida a una società di Caserta l’installazione dell’apparecchio e la gestione delle contravvenzioni, assicurandole una percentuale sull’incasso delle multe. È subito una strage: in quel punto della statale del Vomano il limite di velocità è ignorato un po’ da tutti e le sanzioni diventano ben presto migliaia. Nasce un comitato di multati presieduto dall’ex politico di Castelnuovo Michele Petrosino, che contesta la legittimità di quelle sanzioni. La Polstrada verifica, la prefettura interviene e ai primi del 2009 impone al Comune di sospendere l’attività dell’autovelox. Perché? Essendo quel tratto di strada classificato dallo stesso Comune come centro abitato, è necessaria la presenza di agenti e la contestazione immediata delle contravvenzioni. Nel ricorso al Tar il Comune di Canzano ha contestato questa interpretazione, ma i giudici gli hanno dato torto. Era giusto, scrivono, che la prefettura accogliesse i ricorsi dei multati (che sono stati circa 5mila). Del resto, per lo stesso motivo della mancanza di contestazione immediata anche i giudici di pace hanno dato ragione a circa 1.300 automobilisti che si sono rivolti a loro.

La prefettura, all’epoca retta da Francesco Camerino, fece però anche di più: decretò un annullamento cumulativo in autotutela di tutti i 12mila verbali, compresi quelli pagati, intimando al Comune di trasmettere tutti quelli per i quali non era stato proposto ricorso né pagata oblazione. E su questo i giudici amministrativi danno torto all’ufficio di governo, scrivendo a chiare note che il pagamento immediato «formalizza una vera e propria estinzione della controversia, non più recuperabile da parte di tutte le parti in causa», e che «simili argomentazioni possono estendersi al caso di verbali per i quali è scaduto il termine per proporre impugnazione. Né i poteri di vigilanza sulla sicurezza stradale attribuiti al prefetto possono essere intesi nel senso di consentire una rimodulazione ex post di sanzioni incontestate». Insomma: in assenza di ricorsi, il prefetto non poteva annullare le multe.

Nel frattempo c’è stato anche un processo penale per abuso d’ufficio dal quale sono usciti assolti l’ex sindaco Di Marco, gli ex assessori Cioci e Pompetti e l’ex capo dei vigili urbani Piersanti. La sentenza non è stata appellata ed è diventata definitiva.

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