La battaglia tra i Tormenti e il fisco dura da anni

In corso un contenzioso tributario, per 5 milioni di Iva la Navigo.it ha avuto ragione

TERAMO. Chiusi nel carcere di Castrogno, in celle separate, dovranno aspettare altri tre giorni prima di poter spiegare le loro ragioni. I fratelli imprenditori di Martinsicuro Franco, Giovanni e Marcello Tormenti sosterranno l’interrogatorio di garanzia davanti al gip Marco Billi solo martedì alle 15. Mercoledì mattina sarà il turno di Maurizio Di Biagio, il loro uomo di fiducia.

I quattro sono stati arrestati venerdì mattina dalla guardia di finanza, in esecuzione di un’ordinanza firmata dallo stesso gip Billi, con accuse gravissime: associazione a delinquere finalizzata all’evasione fiscale e alla truffa aggravata ai danni dello Stato. Il danno all’erario sfiorerebbe gli 80 milioni di euro e il giro di false fatturazioni che lo avrebbe prodotto è stato quantificato in 500 milioni. La magistratura ha anche disposto il sequestro dei beni mobili e immobili dei Tormenti, compresa la sede della loro ditta, la Navigo.it: una società di import-export di telefonini e apparecchi elettronici in genere che, secondo gli inquirenti, in realtà sarebbe nata e si sarebbe sviluppata per perseguire fini illeciti e non avrebbe ragione commerciale di esistere.

Il perché dell’arresto è spiegato nel provvedimento del gip quando si parla della «altissima pericolosità sociale» degli imprenditori. Le condotte illecite sarebbero state reiterate fino al 2008 nonostante la società fosse ben conscia dell’attività di verifica fiscale e di controllo dell’Agenzia delle Entrate e della guardia di finanza. E questo è un punto fondamentale della vicenda. Perché, in effetti, la battaglia tra i Tormenti e il fisco è cominciata molto tempo fa. Con l’Agenzia delle Entrate addirittura nel 2002, con la guardia di finanza nel 2005.

L’avvocato Carlo Antonetti, che difende i tre fratelli insieme a Gianfranco Iadecola (il legale di Maurizio Di Biagio è Libera D’Amelio), dice: «I Tormenti non si aspettavano l’arresto perché si tratta di fatti vecchi, che ritenevano di poter chiarire in altra sede. La vicenda va avanti da almeno quattro anni. È in corso un contenzioso tributario e i tre fratelli ne sono usciti vittoriosi con sentenza definitiva relativamente a cinque milioni di rimborso dell’Iva, giacenti presso l’Agenzia delle Entrate di Giulianova e ora sequestrati dalla magistratura. In commissione tributaria di secondo grado è ancora pendente - è stata sospesa per il terremoto - la causa per tutto il resto». «Tutto il resto» significa una cifra impressionante. In primo grado, infatti, la commissione tributaria provinciale aveva condannato i Tormenti al pagamento di 64 milioni e 814mila euro. Si tratta della pretesa fiscale complessiva che scaturisce da cinque avvisi di accertamento in materia di Iva.

Una lunga battaglia, dunque. Nella quale l’accusa è convinta di aver accumulato prove numerose e schiaccianti e la difesa di poter ridimensionare le imputazioni. «Il primo passo è quello dell’interrogatorio», conclude Antonetti, «dove i Tormenti chiariranno e preciseranno la loro posizione. Sono fiduciosi, anzi certi di poterlo fare».