La Perla risorge, ma Roseto è esclusa

Il gruppo acquistato dalla holding Sms Finance. I sindacati: «Faremo di tutto per far riassumere le nostre 70 operaie»

ROSETO. La Perla trova un acquirente ma dal piano di salvataggio per ora pare escluso lo stabilimento di Roseto. Sms Finance, la holding di Silvio Scaglia, ieri mattina si è aggiudicata l’asta per l’acquisto dello storico marchio bolognese della lingerie d’alta gamma. La Perla è stata aggiudicata a Sms Finance di Scaglia per 69 milioni di euro. All’asta davanti al giudice del tribunale di Bologna, Maurizio Atzori, avevano partecipato anche Calzedonia (che è arrivato fino a 68 milioni) e l’israeliana Delta Galil Industries. Ma pare proprio che la riapertura degli stabilimenti chiusi di Roseto e San Pietro in Bagno non sia al momento contemplata.

I sindacati teramani però non demordono e annunciano un tentativo per ricollocare nel gruppo la settantina di operaie già in cassa integrazione straordinaria ora in cassa integrazione in deroga (l’ultima tranche scadrà ad agosto). «Abbiamo messo in atto una furiosa resistenza per rimanere attaccati all'azienda», esordisce Giovanni Timoteo, segretario della Filctem Cgil, «dal punto di vista industriale, amaramente, la vicenda si è chiusa due anni fa. In questa fase nuova noi sicuramente proporremo la professionalità delle lavoratrici del sito di Roseto (che nel frattempo non esiste più, ndr) al nuovo acquirente anche se sappiamo che nell'accordo complessivo siamo tagliati fuori. Le nostre lavoratrici d’altronde hanno una professionalità alta, facevano prodotti di prototipia, attività di primo livello». Lo stabilimento di Roseto venne chiuso due anni e mezzo fa, ma la crisi era già evidente un paio d’anni prima, tanto che da allora su 90 dipendenti ne lavorava meno della metà. Poi il fondo americano che acquistò il gruppo dai fondatori, una famiglia bolognese, decisero i tagli e il gruppo da 1.700 dipendenti scese alla metà. Timoteo annuncia «a breve un’iniziativa per proporci al nuovo acquirente, qui c'è una professionalità sperimentata che può essere interessante in un'ottica di rilancio del marchio. E' nostro dovere provarci».

Giampiero Daniele della Femca Cisl annuncia che ha già preso contatto con la Femca di Bologna: «cercheremo di avere incontri per sapere se è possibile di riprendere l’attività a Roseto. Finora non si è rioccupato nessuno: si tratta di manodopera femminile altamente qualificata che sul nostro territorio per la crisi che c'è e che ha fatto scomparire tutte le aziende di quel tipo, non ha grosse possibilità. Insieme a noi le istituzioni devono fare in modo che qualche azienda inizi a tornare su questo territorio, offrendo tutto quel che si può, altrimenti non usciremo da questa crisi. Nessuno verrà in Abruzzo solo perchè siamo bravi: Provincia e Regione ci devono aiutare sotto questo punto di vista. Tutti quanti insieme possiamo scommetterci».

Emidio Angelini della Uiltec Uil ricorda che all’epoca, quando La Perla di Roseto chiuse «il piano industriale era catastrofico. Ora la situazione è cambiata, si potrebbe puntare sulla produzione in Italia. E a Roseto noi abbiamo manodopera specializzata, ad esempio I laboratori esterni erano seguiti dalle addestratrici di Roseto. Sicuramente faremo un incontro con l’azienda per cercare di far ripartire il sito di Roseto: non rimarremo fermi. Quella della Perla è una produzione di elite, qui c’erano lavoratori che riuscivano a fare una produzione che altrove non si riesce a fare».

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