'Ndrangheta, operazione dei carabinieri Gear con indagini anche a Teramo

REGGIO CALABRIA

'Ndrangheta, s'indaga a Teramo sul gruppo che favoriva latitanza dei boss

Sono 14 glli arresti di una operazione dei carabinieri denominata Gear che ha disarticolato un'organizzazione operativa anche in Abruzzo

REGGIO CALABRIA. Si indaga anche a Teramo su un'organizzazione dedita ad agevolare la latitanza di boss della 'ndrangheta. I carabinieri  è comando provinciale di Reggio Calabria hanno arrestato 14 persone _ due ai domiciliari _ ritenute responsabili a vario titolo di traffico e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, favoreggiamento personale di latitanti e detenzione e porto abusivo di armi da sparo comuni e da guerra.

L'operazione, denominata Gear, è stata condotta tra Reggio Calabria, Teramo e Benevento con il supporto dei reparti territorialmente competenti, dello squadrone eliportato Cacciatori di Calabria, dell'8° nucleo elicotteri di Vibo Valentia, del nucleo carabinieri cinofili, con il coordinamento della Dda reggina diretta da Giovanni Bombardieri.  Base nevralgica del gruppo una cava di inerti situata a Gioia Tauro, individuata grazie alle indagini condotte dalla sezione operativa della compagnia carabinieri di Gioia Tauro.

L'operazione fa seguito agli arresti dei latitanti Antonino Pesce, Salvatore Etzi e Salvatore Palumbo. Proprio il monitoraggio di mogli, fidanzate, parenti e favoreggiatori dei latitanti aveva fatto emergere la centralità del sito di estrazione che poi si sarebbe rivelato essere un vero e proprio snodo delle attività delittuose. Il monitoraggio della cava aveva permesso anche ai carabinieri di Gioia Tauro di catturare, il 14 aprile 2018, un quarto latitante, Vincenzo Di Marte, inserito nell'«elenco dei latitanti pericolosi» e ritenuto un elemento di spicco della cosca Pesce. I componenti l'organizzazione, secondo l'accusa, con diversi ruoli, avrebbero messo a disposizione dei latitanti Etzi, Pesce e Di Marte, immobili da adibire a rifugio, avrebbero fornito generi alimentari e di prima necessità, oltre a strumenti meccanici ed elettronici. Avrebbero quindi curato gli appuntamenti dei latitanti con altre persone, garantendo i contatti con i familiari e organizzando gli spostamenti. Un quadro indiziario che ha portato il giudice delle indagini preliminari Stefania Rachele ad emettere il provvedimento su richiesta del procuratore aggiunto Calogero Gaetano Paci e del pubblico ministero Francesco Ponzetta.