Omicidio stradale, il dolore di un padre: "Pene ancora troppo basse"

Parla il papà di Nicole, studentessa di 19 anni di Mosciano morta sulla moto di un amico: "In Italia facciamo i buonisti con chi resta e non pensiamo a chi non c’è più"

TERAMO. Le parole si muovono tra le ferite perchè nulla sarà più come prima. «Non basta una nuova legge a far tornare Nicole e le pene sono sempre troppo basse per fare giustizia»: Eddy Amadio Angelini , imprenditore di Sant’Egidio alla Vibrata, è il papà di Nicole che da venti mesi non c’è più.

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E’ morta a 19 anni dopo che la moto guidata da un amico del suo fidanzato si è schiantata contro una macchina a Porto d’Ascoli. Quel ragazzo ha chiesto di patteggiare due anni per quell’incidente, ma il giudice di Ascoli ha detto no: «Troppo pochi». Si torna in aula, dunque, mentre qualche giorno fa il Senato ha dato il via libera alla nuova legge sull’omicidio stradale. Dice il papà di Nicole: «Non credo che possa essere applicabile per il caso di mia figlia. La mia unica speranza è che le pene funzionino come deterrente, che servano a far riflettere chi si mette in strada. In Italia facciamo i buonisti con chi resta e non difendiamo chi non ha più parola come le vittime degli incidenti stradali. Io ero in California quando una giovane donna italiana è stata investita ed uccisa: l’uomo che era alla guida della macchina è stato condannato a 42 anni di carcere. Certo c’è un altro sistema, ma io credo sia necessario fare qualcosa di più e di diverso. Ho letto che ci sono stati 91 senatori che hanno detto no alla nuova legge: vorrei che gli elettori conoscessero i loro nomi».

Nicole, bella e sorridente nelle foto che raccontano il sogno spezzato di una studentessa appassionata di viaggi e musica, era amica di Morgana Postuma, la 21enne di Mosciano che qualche giorno fa è morta a tre anni da un incidente stradale. «Erano state insieme alla medie e alle superiori», racconta Eddy Angelini, «e qualcuno su Facebook ha scritto che ora si sono ritrovate. Io penso che sia profondamente ingiusto che non ci siano più e che chi ha provocato gli incidenti non paghi mai abbastanza per quello che ha fatto. Chi parla e chi difende le vittime? Nessuno. Restano i genitori a farlo con il loro vuoto».

Perchè le cronache raccontano vite che non ci sono più e vite distrutte. Come quelle di madri e padri che sopravvivono alla morte dei figli. E nessuna condanna può mitigare il senso di ingiustizia del sopravvivere ad un figlio. Che esce per trascorrere una serata con gli amici e non rientra più. «Nicole non torna», chiude il papà, «ma io chiedo un po’ di rispetto per chi è stato ucciso. Perchè i nostri figli sono stati uccisi da qualcuno che ha ignorato le regole, non ha rispettato le leggi. Io alla casualità non ci credo e so solo che mia figlia non tornerà più a casa».

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