Simona aveva già tentato di uccidersi 

L’episodio una settimana prima della morte. Sequestrato il telefono del marito indagato, la coppia si stava separando

TERAMO. È una tragedia che si srotola negli atti giudiziari con la Procura che, in questa prima fase, fissa tappe e scandisce avvenimenti. Su uno, in particolare, si concentra l’attenzione degli inquirenti: una settimana prima di togliersi la vita con un foulard nella tromba delle scale di casa la 45enne Simona Viceconte, (suicida come la sorella Maura, ex olimpionica di maratona e fondo) aveva tentato di uccidersi cercando di impiccarsi al lampadario. Non c’era riuscita, il lampadario si era rotto e lei aveva chiamato il marito da cui si stava separando (che dal lavoro era subito tornato a casa) non rivelando il gesto ma dicendo solo di aver avuto un giramento di testa. L’uomo, però, aveva notato il lampadario in frantumi e piccoli segni sul collo della donna e a aveva chiamato il medico di famiglia (già ascoltato dai carabinieri come persona informata sui fatti).
Da allora a quel drammatico pomeriggio di giovedì scorso è stato fatto tutto quello che si poteva per evitare che la donna potesse ripetere il gesto? È questo il quesito di fondo da cui partire per delineare una prima interpretazione dell’avviso di garanzia che la Procura ha inviato al marito contestandogli il 572, i maltrattamenti, e l’articolo 42, comma 3. L’articolo è quello che riguarda la responsabilità per dolo o per colpa con il comma 3 che disciplina la cosiddetta responsabilità obiettiva od oggettiva. Perché il pm Enrica Medori (titolare del fascicolo) non ha contestato né l’istigazione al suicidio né la morte come conseguenza di altro reato, ma una circostanza aggravante del reato di maltrattamenti (chiaramente si ipotizzano solo psicologici e in assenza di precedenti fascicoli aperti a carico dell’uomo) che sarebbero avvenuti nell’ambito di un rapporto di coppia ormai finito visto che i due si stavano separando e che, secondo l’accusa, avrebbero potuto in qualche modo aggravare la condizione di particolare fragilità emotiva che la vittima stava attraversando. Una ricostruzione, naturalmente, che al momento è solo ipotetica con un avviso di garanzia che ha rappresentato un atto dovuto in presenza di un esame irripetibile come, appunto, l’autopsia eseguita ieri mattina dall’anatomopatologo Giuseppe Sciarra e che ha confermato la morte per asfissia. L ’indagato ha nominato di fiducia l’avvocato Antonietta Ciarrocchi che così ha dichiarato: «Il mio assistito in passato non ha mai avuto denunce di maltrattamenti e l'unica questione in piedi tra la coppia era la imminente udienza di comparizione per la separazione consensuale. Per il resto è in corso un’inchiesta della Procura». Un’inchiesta che va avanti: ieri è stato sequestrato il telefono cellulare dell’uomo così come nei giorni scorsi era stato sequestrato quello della vittima. E ieri l’abitazione di Colleatterrato Basso dove la famiglia abita è stata presa d’assalto da giornalisti e telecamere arrivati da tutta Italia per seguire un caso finito alla ribalta nazionale. Intanto, dopo l’autopsia, è arrivato il nulla osta per la sepoltura e nelle prossime ore la salma partirà per Torino dove Simona verrà seppellita nel cimitero in cui riposa la sorella Maura, la campionessa di atletica leggera che un anno fa si è tolta la vita.
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