Sparò a Giansante, chiede l’abbreviato
La difesa dell’ex tabaccaio accusato di tentato omicidio chiede il rito alternativo subordinato a una perizia psichiatrica
NERETO. Sei mesi dopo il pomeriggio di paura in un’affollata piazza di Nereto con un colpo di pistola esploso contro il consigliere provinciale Luciano Giansante, c’è una richiesta di rito abbreviato condizionato a una perizia psichiatrica per Alberto Garzarelli, il 56enne ex tabaccaio di Nereto, che a maggio prima sparò contro il consigliere ferendolo di striscio a una gamba e fermandosi solo perché l’arma si inceppò, poi rientrò a casa e si barricò nell’appartamento lanciando benzina contro due carabinieri. La richiesta di rito alternativo condizionato è stata presentata dall’avvocato Florindo Tribotti, difensore di Garanzarelli, e sarà discussa nell’udienza davanti al giudice in programma per dicembre. Il pm Francesca Zani, titolare del fascicolo, nella richiesta di giudizio immediato ha confermato le accuse di tentato omicidio, resistenza a pubblico ufficiale e detenzione abusiva di arma da fuoco. Garzarelli, detenuto nel carcere di Teramo, nel corso dell’udienza di convalida rispondendo alle domande del giudice disse di essere «un perseguitato, vittima di stalking sociale e deriso da tutti».
In quell’occasione ammise di aver sparato a Giansante per precedenti screzi «ma per spaventarlo e non per uccidere». Nell’ordinanza di custodia cautelare che lo ha portato in carcere, il magistrato ha descritto Garzarelli come «aggressivo e violento, non si rendeva conto della estrema gravità delle condotte lesive poste in essere, non mostrava alcun evidente quanto concreto sentimento/segnale di resipiscenza e che era/è sicuramente proclive a delinquere, anche considerando l’assoluta gravità dei fatti per cui si procede». Secondo il giudice, così è scritto nell’ordinanza, l’uomo potrebbe tornare a colpire: «Deve ragionevolmente escludersi la mera occasionalità delle condotte lesive tenute dal prevenuto e, di contro, deve ritenersi assai concreto, assai attuale e assai elevato il pericolo di reiterazione di comportamenti delittuosi analoghi a quelli per cui si procede, anche con caratteri di più intensa lesività. Le occasioni, per il prevenuto, di incappare nuovamente nei comportamenti lesivi si presenteranno in futuro, di nuovo e a brevissimo, già in considerazione dell’immotivato astio che il prevenuto nutre verso la persona offesa Luciano Giansante, peraltro senza ragioni alla base. Mostrava pure di avere astio nei confronti di almeno parte degli operanti intervenuti e di altri soggetti. Mostrava pure di avere astio nei confronti di almeno parte degli operanti intervenuti e di altri soggetti istituzionali, così non mostrando alcuna forma di rispetto verso l’autorità e le istituzioni stesse».
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