Teramo, a rischio 46 addette alla distribuzione dei pasti in ospedale

Asl, la Pap non vuol riassumere le operatrici che hanno il contratto con l’agenzia Etjca. Sindacati sul piede di guerra

TERAMO. Rischiano parecchio, le 46 addette alla distribuzione pasti negli ospedali. La Pap pare proprio intenzionata a non rinnovare loro il contratto e così dal 1° aprile si troveranno disoccupate.

L’allarme è stato lanciato dai sindacati, che sia l’8 che ieri hanno incontrato le parti per venire a capo della vicenda. «Oggi abbiamo incontrato sia la Asl e che la Pap», osservano Emanuela Loretone della Filcams Cgil e Fabio Benintendi della Fisascat Cisl, «quest’ultima ha detto a chiare lettere che ha l'obbligo di riprendere solo le persone impegnate nel servizio di cucina e nella prenotazione pasti, cioè 42 su 88 attualmente occupate nel servizio». La Pap si è riaggiudicata, nell’ottobre scorso, di nuovo l’appalto per la gestione della mensa negli ospedali della Asl di Teramo. Una gara che partiva da 28 milioni 999mila euro per 5 anni. Allora si disse che i lavoratori impiegati sarebbero stati tutelati. Ma evidentemente l’impegno non era stato codificato.

«Noi abbiamo fatto presente», aggiungono Benintendi e Loretone, «che le 46 addette alla distribuzione pasti svolgono questa attività da svariati anni e unicamente per una scelta della Asl, che ha deciso un paio di anni fa di farle transitare attraverso l'agenzia di lavoro interinale Etjca, si rischia di compromettere definitivamente la prospettiva occupazionale di questi dipendenti.La Pap sostiene che con la sua organizzazione del lavoro e utilizzando i 42 operatori che saranno ripresi riuscirà a distribuire i pasti. Ma noi nutriamo forti perplessità sia per gli standard qualitativi che per il mantenimento dei livelli occupazionali».

I sindacati hanno chiesto che venga riconvocato un tavolo entro 10 giorni alla presenza del direttore generale Roberto Fagnano e dell'assessore regionale alla sanità Silvio Paolucci, «per evitare i soliti rimpalli, che allungano i tempi che si riverberano sulla pelle dei lavoratori. Superato questo termine, daremo il via a una serie di iniziative di lotta», aggiungono. Il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino si è impegnato a riconvocare le parti entro, appunto, il 25 febbraio.

Intanto da oggi gli addetti alla cucina e alle prenotazioni saranno riassunti. Per le 46 in bilico la scadenza è il 1° aprile.«Qui rischiamo di ritrovarci con 46 persone a spasso per una gestione della Asl non corretta e per i tagli della Regione sulla spesa del personale precario», incalzano Loretone e Benintendi, «si tratta persone che hanno contratti di tre ore al giorno, suddivisi in tre turni di un'ora l'uno. Che non avrebbero nemmeno diritto agli ammortizzatori sociali.Noi peraltro tuteliamo anche i degenti: sicuramente si creeranno disagi fortissimi sul fronte dell'efficienza del servizio. Una cosa è certa: se la Asl non avesse messo in atto il passaggio attraverso il lavoro interinale, un paio di anni fa, adesso le lavoratrici sarebbero all’interno dell'appalto e avrebbero il contratto tutelato, come le altre 42. La Asl invece “spacchettò” i servizi. Nei fatti la Asl e la Regione determineranno perdita di 46 posti di lavoro».

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