Teramo, la diocesi abbraccia tre nuovi sacerdoti / Video

Campane a distesa e duomo affollato per la cerimonia di ordinazione. L’augurio del vescovo: siate felici nel vostro servizio

TERAMO. Il suono a distesa delle campane del duomo annuncia la festa. E’ il segnale che alle 16 anticipa l’inizio della celebrazione con cui la comunità diocesana di Teramo-Atri accoglie tre nuovi sacerdoti. Roberto Camerucci, Vincenzo Manes e Fulvio Petti indossano per l’ultima volta la fascia da diaconi. Hanno concluso il loro percorso di formazione e stanno per ricevere l’ordinazione persbiterale. In duomo siedono, emozionati, ai piedi dell’altare, davanti al vescovo Michele Seccia che imporrà loro le mani. Li accomuna, oltre alla scelta di diventare sacerdoti, la vocazione “adulta”. Roberto, originario di Roma ma residente fin da bambino a Sant’Omero ha 40 anni, come Vincenzo, nato a San Giovanni Rotondo ma “adottato” dalla parrocchia del Cuore Immacolato di Maria in piazza Garibaldi. Fulvio di anni ne ha 51, è nato a Pescara, dove ha trascorso la prima parte della sua vita prima di trasferirsi a Silvi.

 

Per lui la scelta sacerdotale si tradurrà nell’ingresso dell’ordine francescano dei frati minori conventuali, mentre Roberto e Vincenzo entreranno a far parte del clero secolare teramano. A presentare la loro richiesta di ordinazione al vescovo è il vicario diocesano don Davide Pagnottella: inizia così il rito con cui i tre diaconi diventeranno sacerdoti. Parenti, amici e fedeli che affollano la cattedrale seguono con commozione i momenti della celebrazione. Ascoltano le parole di Seccia che si rivolge ai tre ordinandi. «Siate felici nel sacerdozio», dice, «non perché avete raggiunto un obiettivo o acquisite un potere, ma perché si realizzi in voi quanto afferma l’apostolo Paolo: per me vivere è Cristo». Il vescovo sottolinea la «gioia intensa» con cui la «questa Chiesa particolare» abbraccia i suoi nuovi ministri ed esorta tutti i sacerdoti del presbiterio, che con lui partecipano alla celebrazione, a testimoniare concretamente «l’unità in Cristo» del popolo di Dio. «La gente lo sa», avverte Seccia, «ha fiuto per capire se un prete fa davvero quello che dice o parla tanto per parlare».

All’omelia seguono i gesti e i simboli della consacrazione. Roberto, Vincenzo e Fulvio svestono al fascia trasversale del diaconato e, aiutati da tre presbiteri anziani, indossano i paramenti sacerdotali. Il vescovo. seguito da tutti i preti presenti, ha imposto le mani sulle loro teste quando i tre ordinandi s’inginocchiano davanti a lui per promettergli obbedienza e ricevere pane e vino, simboli dell’Eucarestia, e l’abbraccio dell’accoglienza. Nelle prime file dei banchi del duomo i familiari di Roberto, Vincenzo e Fulvio non riescono a trattenere le lacrime. La celebrazione prosegue accompagnata da canti e formule anche in latino che ne accentuano la solennità. Per i tre nuovi sacerdoti oggi inizia una nuova vita e la diocesi li abbraccia.

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