Teramo Lavoro, il giudice ordina di pagare undici ex

Decreti ingiuntivi diventati esecutivi per 50mila euro di stipendi non versati Il presidente Di Sabatino: «La Provincia darà seguito al provvedimento»

TERAMO. E’ un provvedimento del giudice dell’esecuzione Francesca Bellomo a scrivere l’ennesima puntata della storia di Teramo Lavoro, la ex società in house della Provincia per la gestione dei servizi all’impiego in liquidazione da febbraio e con 110 dipendenti rimasti senza lavoro. Per undici di questi (assistiti dall’avvocato Martina Barnabei) il giudice ha sentenziato il pagamento di stipendi e indennità non pagate per una somma complessiva di circa 50mila euro: un pronunciamento, quello del magistrato, che arriva sulla base di decreti ingiuntivi diventati esecutivi e non opposti da Teramo Lavoro.

Così commenta il presidente della Provincia Renzo Di Sabatino: «Prendo atto di questo pronunciamento al quale la Provincia darà seguito nel rispetto di un provvedimento emesso da un giudice». E aggiunge: «Sulla gestione di Teramo Lavoro stiamo facendo tutti gli approfondimenti del caso al fine di adottare ogni opportuna iniziativa e ogni azione a tutela dell’ente. Stiamo lavorando perchè la Regione e la Comunità economica europea riconoscano spese rendicontate e che fanno riferimento a servizi effettuati dai lavoratori precari in favore della Provincia attraverso Teramo Lavoro». Nei mesi scorsi, intanto, il tribunale fallimentare ha dichiarato inammissibile la richiesta di concordato preventivo presentata dalla società Teramo Lavoro. Un pronunciamento, quello dell’ufficio procedure concorsuali, che si erge su un presupposto: la Teramo Lavoro, nella sua veste di società in house, viene di fatto equiparata al settore di un ente pubblico essendo la Provincia socio unico. E dunque, come tale, esclusa dalle procedure concorsuali così come stabilito dalla legge fallimentare.

Per il resto i giudici non sono entrati nel merito di questioni finanziarie. La palla, dunque, è tornata al mittente, ovvero il commissario liquidatore Gabriele Recchiuti, che aveva presentato la richiesta, e di conseguenza alla Provincia. Essendo emanazione diretta e sotto il controllo della Provincia, le alternative per una soluzione a favore della massa dei creditori (costituita da lavoratori, erario, enti previdenziali e fornitori) sono il riconoscimento di uno stato di dissesto finanziario o il salto dei debiti. Per entrambi, sembra evidente che l’unica a poter decidere sia la Provincia. (d.p.)

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