in ospedale

Teramo, muore dopo la biopsia. Il perito: «Errore medico»

La vittima è un 60enne teramano: durante l’esame è stato lacerato l’esofago. Il consulente del giudice: «Da lì è iniziato tutto, sono mancate le cure giuste»

TERAMO. E’ morto dopo la biopsia e i familiari si sono rivolti al tribunale civile per chiedere i danni. Ora la consulenza medica disposta dal giudice Giansaverio Cappa dà una prima risposta ai tanti perchè dei familiari di un 60enne teramano con un carcinoma ai polmoni deceduto all’ospedale Mazzini per le conseguenze di una lacerazione dell’esofago provocata durante una biopsia. La morte dell’uomo risale al 2008, ma solo successivamente i familiari (assistiti dall’avvocato Matteo Mion) hanno deciso di rivolgersi al tribunale per un causa civile. Scrive il consulente Vincenzo Vecchione nella perizia disposta dal giudice: «L’esecuzione della procedura toratomica risultava viziata da un’erronea manovra chirurgica con lesione della parete esofagea che, seppur immediatamente riconosciura ed emendata, non evolveva con l’attesa cicatrizzazione e produceva una fistola esofago-pleurica che andava ad alimentare lo stato enfisematoso e pleuritico con versamento di tipo settico. Ne consegue una prima censura sulla corretta esecuzione dell’intervento bioptico che risulta evidentemente imperito con la prodotta lesione esofagea, reppresentante il “primum movens” del cascame di eventi sfavorevole da cui è derivata la precoce morte del paziente». Per il perito del tribunale, dunque, c’è stato un errore medico. Ma il consulente solleva anche altri elementi di perplessità. «Un ulteriore elemento di discussione», scrive Vecchione, «è l’assenza di report sull’andamento clinico del paziente e il mancato ricorso a cure specialistiche che potessero meglio minitorare l’evoluzione delle condizioni posti chirurgiche. Sin dai primi giorni erano presenti segni clinici (febbre) e laboratoristici di uno stato infettivo inizialmente localizzato all’apparato respiratorio ma poi diffusosi a tutto l’organismo (sepsi) con danni d’organo generalizzati che hanno prodotto un’insufficienza multi organo. Per il paziente non c’è stato il necessario trasferimento in terapia intensiva». Incalza il perito del tribunale: «Ne consegue una ulteriore censura sull’appropriatezza della gestione clinica del paziente alla luce degli inequivocabili dati ematochimici e clinici. Gestione impropria desumibile anche dal dato documentale con assenza di dario clinico e presenza del solo diario infermieristico».(d.p.)

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